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28 feb 2022

[Recensione] L'Organo Genocida - La trilogia di Project Itoh, pt. 2

(虐殺器官 Gyakusatsu kikan, 2017)

La scorsa volta ho parlato del primo dei tre film tratti dai principali romanzi del defunto Project Itoh. Questa volta, vorrei osare andare fuori ordine e, voltandomi alla sinistra del trittico, parlare invece del terzo film, L'Organo Genocida appunto, l'ultimo ad uscire dopo un travagliato palleggio della produzione fra Manglobe e Geno Studio. Curiosamente, questo ultimo film è tratto dalla sua opera prima: una storia di spionaggio sci-fi situata ad affascinante punto d'incontro fra la linguistica chomskiana, quel film con Nicolas Cage che fa il trafficante d'armi, e tutta una serie di robe prese di peso da Metal Gear Solid. E risulta non solo più emozionante, ma anche tematicamente molto più pregnante.

In un mondo sconvolto prima dagli attentati del 2001 alle Torri Gemelle e poi dalla distruzione di Sarajevo con una bomba nucleare nel 2015, le nazioni occidentali vivono libere dalla minaccia e dalla paura del terrorismo grazie ad un surveillance state onnipresente, che utilizza avanzati sistemi informatici di identificazione individuale e un diffuso sistema di propaganda (l'ho già detto che Itoh era molto amico di Hideo Kojima fin dal 1998?). Nello stesso momento, però, nelle nazioni povere sembra essere scoppiata una vera e propria epidemia di guerre civili (l'ho detto che Itoh ha cominciato scrivendo fanfiction di Metal Gear Solid?). A Shepard, un soldato di un'unità informativa del Pentagono costituita da super-soldati condizionati per sopprimere le emozioni in battaglia (l'ho già detto che Itoh ha scritto anche la novellizzazione di Metal Gear Solid 4?), è affidato l'incarico di catturare John Paul, una misteriosa figura che sembra essere dietro a tutti questi genocidi.

Quel che segue è un balletto fra scene d'azione splendidamente animate e dialoghi filosofici sulla natura dell'uomo, dei conflitti e della libertà, dal quale emerge un nucleo tematico sorprendentemente ricco e pregnante. Oso dire, ancora più pregnante oggi che nel 2007, quando fu scritto (l'ho già detto che Itoh e Kojima erano talmente amici che Kojima sfidò gli ordini della Konami pur di fargli avere in anteprima informazioni su Metal Gear Solid 2, visto che sembrava che Itoh potesse non sopravvivere abbastanza per vederlo?).

La storia procede spedita, con una regia tutt'altro che banale ma sempre chiara. Le scene d'azione hanno quel perfetto tono di impietosa violenza (quasi gore, a tratti) ma di fredda "professionalità", tali da essere coinvolgenti senza glorificarsi, ma anzi trattando anche i momenti più disturbanti, come lo sterminio di una squadra di bambini-soldato (l'ho già detto Itoh ci teneva così tanto a Metal Gear Solid che Kojima gli mandava notizie sullo sviluppo di Peace Walker, quand'era ormai in punto di morte? E che Peace Walker è stato dedicato a lui?), con la stessa assoluta neutralità con cui li trattano i soldati stessi. Ed è proprio nel contrappunto fra la fredda nonchalance delle scene belliche e spionaggistiche e l'intensa brutalità verbale dei dialoghi filosofici che, a mio avviso, nasce l'aspetto più interessante del film, come emerge da una manciata di scene.

In primis, la scena in cui Shepard incontra un gruppo ribelle di Praga, il cui leader gli fa un discorso assolutamente sensato sul fatto che la libertà sia un continuo scambio fra libertà opposte (oh ma guarda un po'...) e che la sicurezza del mondo occidentale sia basata sul nascondere gli orrori che vengono perpetrati altrove per garantirne la prosperità, chiamando in causa non solo l'intero sistema dell'informazione borghese ma anche l'intero sistema del capitalismo globalizzato.

Poi, il filone per cui, partendo dalla teoria di Chomsky per cui ci debba essere un elemento organico nel cervello umano naturalmente dedicato alla formazione del linguaggio, si ipotizza una sorta di "grammatica universale" capace di influenzare in maniera primigenea gli esseri umani ad abbandonare le restrizioni di tipo etico, e che possa quindi essere usata per spingere interi popoli a giustificare l'odio, la violenza, persino il genocidio. Tema, questo, che si riconnette non solo all'ascesa degli orrori dittatoriali del XX secolo, ma anche (decisamente più in piccolo) a quello dei populismi di stampo trumpiano\salviniano\berlusconiano\renziano\putiniano\orbaniano, che proprio tramite il linguaggio, la scelta (spesso perfettamente deliberata) della grammatica prima ancora che il contenuto delle parole, influenzano interi popoli. Questo filone tematico contiene alcune inesattezze storiche nel film, ad esempio nel suo classificare le stragi staliniane e l'Holomodor come "genocidi", ma tralasciamo.

Infine, l'amara considerazione che le motivazioni del villain,  al netto delle esagerazioni ovvie in un'opera di finzione, non sono poi così diverse da quanto il mondo capitalista-imperialista fa realmente, oggi come ieri. L'idea del villain di "sacrificare" intere nazioni povere in un susseguirsi di guerre civili in modo che le tensioni di coloro che sono esclusi dalla prosperità occidentale si sfoghino lì, lontano da quel modo di vivere reso sicuro al caro prezzo del sacrificio di così tante libertà, allo scopo di salvaguardarlo dal terrorismo e dal conflitto.

Chiudo con una nota riguardo il comparto audio, che vanta la presenza di Takahiro Sakurai (non potevi che essere tu il villain, appena ho visto il design del personaggio già sentivo la tua voce <3) e di Yuki Kaji, evidentemente complice della canzone finale degli Egoist e del chara design di Redjuice nel ricordarmi dell'esistenza di Guilty Crown. Un doppiatore bravissimo per sempre rovinato, nella mia mente, dall'essere associato ad uno degli anime che più odio. Infine, degno di nota anche il cameo (di nuovo) di Akio Ootsuka, voce storica di Solid Snake. L'ho già detto che a Itoh Metal Gear Solid piaceva veramente tanto?

Immagine reale del sottoscritto che riconosce gli Egoist nella sigla finale.

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