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24 gen 2022

[Rant] Il dualismo politico della beneficenza

Credo che uno dei "cultural divide" più significativi fra coloro che sono più legati a una visione del mondo "di destra" e coloro che sono più legati a una visione "di sinistra" stia nel rapporto con il pauperismo e la beneficenza.

Una persona di destra, tipicamente, è più legata a una morale di tipo giudeo-cristiano tradizionale; mi rendo conto che è una semplificazione e che esistono sia la destra secolare che quella libertaria, e in generale destre che rifiutano apertamente quel tipo di tradizionalismo morale, ma sto volutamente ragionando sulle dinamiche maggioritarie, nelle quali la destra è legata a un forte conservatorismo morale, quindi vi chiedo di passarmi il termine. In quella visione del mondo, aiutare i poveri e i bisognosi è visto come positivo e necessario, ma non si mette mai in discussione il fatto che di poveri e di bisognosi ce ne sarà sempre, ce ne debbano sempre essere. Se non sbaglio è anche una frase di Gesù Cristo stesso in qualche Vangelo, anche adattata nel musical Jesus Christ Superstar nel brano Everything's Alright.

Negli Stati Uniti, dove questo dibattito è molto vissuto e molto polarizzato, diversi studi affermano che i conservatori tendano a donare molti più soldi, in proporzione al proprio reddito, rispetto ai liberal.
 

Fare beneficenza, quindi, è un modo per arginare un problema, tamponarlo, senza però chiedersene l'origine o magari considerandolo ineluttabile. Da un lato, questo permette di fare qualcosa di indubbiamente utile e "buono" nel piccolo, nell'immediato, pulendosi nel mentre la coscienza; è innegabile che le iniziative umanitarie di persone come Bill Gates abbiano fatto qualcosa di concreto, di tangibile, per migliaia di persone. Dall'altro, finisce col tramutare un problema generale in uno individuale, ne rifiuta il carattere sistemico e lo ascrive invece interamente a una questione di buon cuore e impegno del singolo (individuo vs collettività: anche questo uno dei cultural divide classici fra diverse filosofie politiche), così che non sia necessario mettere in discussione lo status quo economico e sociale e anzi ci si senta pure giustificati a continuare quelle azioni, quelle dinamiche, che quelle situazioni di povertà le creano.

"Non sono razzista, dono 9€ al mese a Save the Children. Non sono classista, do tutti i miei vecchi vestiti alla Caritas e do il 5x1000 a un'associazione per i malati. Se tutti donassero quanto me i poveri starebbero meglio. Il mercato funziona, perché i miliardari fanno tanta beneficienza."

Una persona di sinistra, invece, tende a stare nel macrocosmo dei massimi sistemi, in cui gli individui sono anche prodotti di un determinato contesto socioeconomico. Una persona di sinistra non vuole semplicemente dare un pasto caldo a un povero, o mollare un centone a un senzatetto, o far arrivare un pacco di riso ai bambini poveri del Burundi: vuole che nessuno sia mai più povero, affamato, senza una casa. Vede chiaramente che il problema è troppo grande per essere affrontato a furia di donazioni di questo o quel singolo, magari spinto più da un'emozione passeggera o da un qualche tipo di tornaconto che da una convinzione morale organica, e ne cerca invece una radice sistemica, cerca le falle strutturali eliminate le quali il problema possa non esserci mai più.

D'altra parte, la maggioranza di questi studi si basa sulla beneficenza registrata e misurabile (e detraibile), e fatica a calcolare altri fattori (il campo di lavoro dei donatori, il volontariato, l'uso effettivo dei fondi ricevuti dalle associazioni benefiche ecc.), di conseguenza non possono che essere considerati estremamente parziali.
 

Questo però lo spinge a ignorare completamente l'individuo, il contingente, il senzatetto disoccupato che certo non può aspettare né la rivoluzione xenocomunistintersezionale né gli effetti generazionali di una riforma moderata frutto di larghe convergenze istituzionale. Inoltre, può finire coll'ignorare quelle organizzazioni che magari la pensano esattamente allo stesso modo e, mentre si occupano di arginare il contingente, lavorano anche per creare condizioni di maggiore benessere e autonomia. Infine, può essere tacciato di parlare, parlare, parlare, fare tanto l'intellettuale, ma poi non fare nulla di concreto per "i poveri che dice di amare tanto". Di nuovo, mi rendo conto di star semplificando e "appiattendo" sui numeri maggioritari, e che esiste invece una vasta rete di associazionismo di sinistra lodevolmente attivissimo su tutta una serie di iniziative concrete e immediate.

La mia opinione, come immaginerete se mi leggete da abbastanza tempo, tende di più verso la sinistra. Ma leggermente, proprio. Però vedo la questione esattamente come vedo quella dell'ambientalismo: è cosa buona e giusta donare a Greenpeace, usare di più la bicicletta, fare accuratamente la differenziata, prendersi borracce riutilizzabili per anni invece che continuare a comprare quelle stramaledette bottiglie di plastica mannaggialamaialanfame, ma senza un'attenzione alla matrice sistemica ed economica del problema si sta solo asciugando l'acqua per terra senza far nulla per tappare la perdita nelle tubature (solo che la tubatura è la Diga delle Tre Gole e lo strumento per asciugare è un rotolo di carta Scottex ai suoi ultimi dieci strappi e la perdita è una crepa di tre metri); al tempo stesso, però, intanto che cerchi la perdita e trovi un modo per tapparla o magari per rifare totalmente l'impianto, una manata di mocio andrebbe data se no ti marciscono i mobili.

Ogni qual volta viene tirato fuori questo dibattito, a me piace sempre ricordare quel caro vecchio adagio di Hélder Camara

When I give food to the poor, they call me a saint. When I ask why they are poor, they call me a communist.

17 gen 2022

[Recensione] Katawa Shoujo - Uno splendido miracolo

Toulì, salve a tutti. L'è un po' ch' a' s' vuguma nent, neh? Come state, tutto bene? Quanti morti avete avuto voi? Pfizer o Moderna? Eh sì, periodo un po' così, dai. Sono successe tante cose. Prima tante cose brutte tutte assieme, poi tante cose belle ma poco tempo libero, insomma, tante cose, dai.

Ma dite un po', chi di voi ha già sentito parlare di Katawa Shoujo? Non moltissimi, ma nemmeno pochi, vedo. Immagino che per molti di voi la prima reazione sarà probabilmente stata tale e quale alla mia: "Un gal game con ragazze disabili? Fatto da 4chan? Ma io ti denuncio solo perché me ne hai parlato!". Comprensibile. In effetti, questo gioco ha un che di inquietante. Anzi, di miracoloso. Perché se uno ne legge la storia di produzione, è chiaro che un gioco del genere non può essere stato davvero sviluppato. Non può essere stato effettivamente ideato e prodotto da un gruppo di gente a caso su internet. Non può essere meno che una porcata irrispettosa. Non può essere una roba anche solo lontanamente ben scritta e ben pensata.

E invece...

Ispirato da alcuni sketch a caso nelle ultime pagine di un doujinshi a caso uscito solo in Giappone, finiti non si sa come, non si sa scannerizzati da chi, su 4chan, il gioco nacque come un'idea buffa di anonimi vari che pensavano a come sarebbe un eroge in cui le ragazze fossero affette da handicap vari. Poi, qualcuno di questi anon decise di farlo davvero, questo gioco. Prima sotto forma di uno sviluppo "aperto", in cui tutti i contributori di un forum apposito avrebbero potuto apportare idee e parti di lavoro, e poi, quando questo forum decadde nell'anarchia che vi sarete sicuramente immaginati già mentre leggevate la frase precedente, i più benintenzionati del gruppo si fecero uno "studio di sviluppo" tutto loro, con blackjack e squillo affette da disabilità di lusso, il Four Leaf Studios appunto, per lavorare seriamente a questa visual novel. Persone senza esperienza nel settore, che si conoscevano fra loro solo per nickname, provenienti da una board nota per non essere proprio un conciliabolo delle menti più progressiste e ben equilibrate dell'internet. Ogni singolo step in cui questa folle idea non si sia sfilacciata nel nulla, finora, è stato un miracolo. È stato un miracolo, poi, che il gioco sia stato effettivamente completato, e sia effettivamente uscito. Ma il miracolo più grande è che, una volta uscito, si sia rivelato non semplicemente "bello", ma eccezionale.

Hisao è un normale studente delle superiori la cui vita viene sconvolta quando una ragazza gli confessa il suo amore. La sua gioia è tale... che gli prende un infarto. Nei successivi mesi di riabilitazione in ospedale gli viene diagnosticata un'aritmia congenita, e man mano che i suoi amici e persino la sua "ragazza" smettono di venire a trovarlo emerge la realtà che la sua vita non potrà più essere come prima. Dovrà imbottirsi di farmaci e fare attenzione a sforzi ed emozioni forti, per tutta la vita. I suoi genitori decidono di iscriverlo a una scuola per studenti con esigenze speciali, la Yamaku Academy, dove avrebbe avuto uno staff medico specializzato sempre a disposizione... e a Hisao non sfugge che, dietro a queste belle parole, se ne nasconde un'altra meno piacevole: "disabile". Gli si palesa in testa, inaccettabile, l'idea di essere un "disabile" mandato in un posto per "disabili".

The sketch that started it all.
 

Ora, prima di lanciarci in questa disamina che sarà certamente molto lunga, voglio annunciare tre importanti avvertimenti. Il primo, è che ho bloccato le porte quindi non potete scappare, ci sono anche dei cecchini sul tetto. Il secondo, è che ci saranno spoiler minori, perché è un gioco uscito DIECI ANNI FA. La terza, è che si parlerà occasionalmente anche di quella cosa, sì, proprio quella, quella cosa che per gli americani è più terrificante del demonio in terra e più irregimentata del corpo dei marines: l'atto riproduttivo a fini ludici fra esseri umani consenzienti.

Primo Atto

Inizialmente, Hisao vive l'inizio della sua nuova vita con grande sofferenza. Incontra coetanei coi problemi più disparati: Shizune la sordomuta, che si accompagna sempre alla sua "interprete" Misha; Lily la cieca; Hanako l'ustionata; Rin e Emi le monche; non riesce ad accettare di essere "come loro". Al tempo stesso, nota come tutte loro abbiano trovato modi per convivere produttivamente con la propria disabilità, non solo accettandola ma vivendoci attorno e superandola: Rin è una pittrice incredibile, Emi è l'atleta migliore della scuola, Shizune è una rappresentante d'istituto ecc; lui, che pur ha una disabilità enormemente meno grave e meno evidente rispetto a loro, invece, non ci riesce. Confrontandosi con il colorato cast di personaggi che popolano la scuola, capirà che nessuno di loro è definito solo dalla propria condizione... e nemmeno lui deve esserlo.

Il primo atto, che presenta il mondo che rotea intorno alla Yamaku, è incredibilmente ben scritto. Si sente tutto il nervosismo di Hisao, che non vuole essere insensibile o indelicato di fronte ai problemi delle ragazze ma, al tempo stesso, non sa come comportarsi e continua a commettere piccole gaffe, o meglio, a commettere gesti che nemmeno sa se debba considerare gaffe o meno. Dire "See you tomorrow" a una cieca è una gaffe? Dovrebbe evitarlo e vergognarsi, anche se a lei non dà nessun fastidio? Parlare rivolgendo gli occhi non alla sordomuta con cui stai effettivamente parlando, ma alla sua interprete, quella la cui voce stai sentendo e a cui stai rivolgendo le tue risposte, è certamente indelicato, ma è anche naturale, quindi come è giusto comportarsi per essere "educati"? Dov'è il bilancio fra non definire una persona esclusivamente dalla sua malattia, e al contrario lo sforzarsi innaturalmente di non guardare, non notare una cosa che comunque è lì, davanti a tutti, e ignorarla forzatamente la rende solo più evidente? È anche la fase del gioco in cui, man mano che si compiono varie scelte, ci si incammina verso la route di una delle cinque ragazze. Ognuna delle quali corrisponde, almeno in superficie, a uno dei classici archetipi di questo genere, ma ha molto da dire se si scava appena sotto.

Hanako route

La mia prima route è stata con Hanako, ovviamente. La ragazzina supertimida. Because I like what I like. E dire che sono stato sorpreso dalla qualità della sua storia sarebbe un eufemismo. Mi sono commosso. Commosso nel senso lacrimoni e far tardi la notte per finire la storia nonostante il giorno dopo dovessi alzarmi presto, e ciò nonostante andare a dormire col cuoricino caldo e felice.

Hanako è segnata da una gravissima ustione in viso... ma il suo vero problema è di natura psicologica, cosa che ho molto apprezzato. La sua "disabilità" è la depressione, l'ansia sociale. La storia si articola sulla rottura di alcune facilonerie che si sentono spesso nei riguardi delle persone con questo tipo di ansie: deve solo uscire di più, stare di più con gli amici, oppure al contrario va protetta e consolata e trattata con estremo riguardo ecc. Hanako si rende conto del proprio problema, non può vincere i propri attacchi di panico ma la consapevolezza di essere considerata dai suoi soli amici quasi come "una bambina", qualcuno che deve essere protetto e a cui bisogna badare, la distrugge ancora di più perché le ricorda, anche là dove vorrebbe sentirsi a suo agio, le sue debolezze. La risoluzione dell'arco si incentra non su un principe azzurro che deve salvare la principessa di ghiaccio, ma su un ragazzo che deve riconoscere nei problemi di Hanako uno specchio dei propri, in un avvicinamento reciproco in cui il primo dovere è sfuggire ai cliché del personaggio "must protecc" e imparare a conoscere lei, proprio lei, Hanako, non "una ragazza con problemi", e il secondo è lavorare su di sé. Se il good ending è soddisfacente e dolcissimo, anche i due bad ending sono estremamente significativi nel dipingere il quadro complessivo del personaggio e dei suoi temi.

È questo il momento opportuno per introdurre anche l'elefante nella stanza di questa visual novel: le scene di sesso. Prima che i più pruriginosi dei miei lettori saltino su stringendo il rosario o i propri trattati di intersezionalismo, lasciate che vi dica che le scene di sesso sono del tutto opzionali (possono essere disabilitate nel menù), e che sono scritte con una maestria sorprendente per essere tematicamente pregnanti nell'economia della storia di quella specifica ragazza.

Ad esempio, la scena di Hanako era... "awkward", non so come altro dire, aveva qualcosa di bello ma anche di sporco, di imbarazzante, faceva percepire qualcosa di "sbagliato", "impacciato" in quello che stava succedendo; non ha quasi nulla di erotico. Visto il contesto della scena, il che è assolutamente perfetto.

Lily route

Poi, la seconda route è stata con Lily, la non-vedente. Se Hanako ricalcava lo "stereotipo" della ragazzina timida "must protecc", e la lezione di Hisao era incentrata sul non guardare a lei solo come tale ma starle vicino garantendole la sua indipendenza, Lily è la "cool big sis" ultra-materna che guida la relazione e si prende cura di Hisao, la cui lezione è di riconoscere i propri limiti ed errori per smettere di dipendere da lei e diventare un uomo su cui anche lei possa fare a propria volta affidamento. La relazione fra i due è molto più adulta e tinta di toni molto più romantici e dolci, ma al tempo stesso più "tipici": le difficoltà sono date da questioni normali di famiglia e lavoro in cui molto più ruolo ha la disabilità di Hisao piuttosto che quella di Lily. In generale, Lily è forse il personaggio meno complesso, più semplice da capire, ma la cui storia sembra la più compatta e solida. 

Ho apprezzato il fatto che ci fosse una presenza molto forte anche da parte di Hanako, e un suo importantissimo arco che la porta sì a crescere ma in maniera molto diversa da come fa nella propria route. Ci sono dei momenti dolcissimi fra lei e Lily (in uno in particolare, verso la fine, porco cane ho pianto come un bambino), e mi piace come si formi una dinamica quasi "famigliare" fra i tre: madre (Lily), padre (Hisao), e figlia (Hanako). Il rovescio della medaglia è che anche nella route di Lily è Hanako la best grill e io mi sentivo in colpa perché mi sembrava di tradirla

Nella route di Lily, le scene di sesso sono descritte con estrema dolcezza e romanticismo: il sentimento principale è di intimità, realistica esitazione, e dolcezza. Anche qui sono usate per espandere e rafforzare la caratterizzazione dei personaggi e la loro relazione: è sempre Lily che prende l'iniziativa e "sta sopra"; l'unica volta che i ruoli si invertono, Hisao lo fa perché Lily lo ha "attirato" a farlo, e comunque sul più bello ha una fitta al cuore e si trova a farsi cullare in maniera quasi materna da lei. Insomma: se negli eroge mediocri si parte dal contenuto erotico e si scrive uno scenario per giustificarlo, in quelli di qualità si parte dalla storia e si scrivono le scene di sesso che quella storia richiede, per il percorso dei personaggi e per lo sviluppo dei temi. E Katawa è una visual novel di alta qualità.

Emi route

Poi ho giocato la route di Emi, la genki girl senza gambe. Al contrario di Lily, nella cui storia l'aspetto della cecità è stato curiosamente poco importante, qui la trama gira molto intorno alle sue gambe e, ancora di più, alle conseguenze traumatiche dell'evento che ne ha provocato la perdita. Anche in questo caso, molto passa da Hisao, che deve innanzitutto guardare a sé stesso e a risolvere le proprie debolezze, ma questo aspetto è meno fondamentale per la risoluzione positiva del conflitto e non ci sono scelte del giocatore che influiscano in questo senso. 

In compenso, è molto più presente la psicologia di Emi stessa. Trovo il suo conflitto estremamente credibile ed estremamente identificabile: il trauma dell'incidente in cui ha perso non solo le gambe ma anche il padre che tanto amava non ha intaccato la sua forza, il suo ottimismo, la sua determinazione, ma l'ha resa tragicamente consapevole di come tutto possa finire in un attimo, e quindi la rende riluttante ad affezionarsi e ad aprirsi, perché perdere altre persone sarebbe troppo doloroso; la questione non è che "ha bisogno del cavaliere sul cavallo bianco" per superare "il dolore" di un trauma, no, non è quello il punto, il punto è che non può e non vuole accettare l'aiuto altrui, perché è troppo orgogliosa per ammettere a sé stessa che le farebbe piacere, e troppo conscia che qualunque rapporto possa venirsi a creare potrebbe finire dolorosamente da un momento all'altro.

La storia d'amore fra i due, risulta in un certo senso la più simile a una normalissima storia fra ragazzi giovani. Continuando a usare le scene erotiche come punto di confronto, quelle di Emi hanno un che di adolescenziale, sono trainate molto più dal desiderio travolgente e ricorrente di due giovani attratti e innamorati; ivi compresa la curiosità di sperimentare, anche in maniera raffazzonata e un po' ridicola, ma spontanea e realistica. Il tutto però è anche... superficiale. Sessualità intensa, ma superficiale, adolescenziale appunto... almeno, fintanto che Emi sta deliberatamente tenendo Hisao a distanza. Quando e se si risolverà questo aspetto, però? Capite cosa intendo quando dico che sono scritte bene?

Rin route

Rin, la pittrice senza braccia. Rin... Rin è strana. È strana lei, coi suoi quirk e la sua indole indecifrabile, ed è strana la sua route. 

Per alcuni aspetti non mi è piaciuta affatto, perché Hisao ha un comportamento spesso insensato, indeciso, incaratteristicamente aggressivo, e l'intera storia sembra non sapere bene dove voglia andare a parare o quali temi affrontare. 

Ma per altri, l'ho trovata la più complessa e stratificata, proprio perché Rin è una ragazza radicalmente diversa da tutte le altre. Ancora una volta, alla condizione fisica se ne affianca una psicologica: i suoi aspetti buffi vengono prima presentati quasi come linea comica, ma non è la linea comica perché non c'è un cazzo da rid man mano che la si conosce si capisce quanto ella ragioni su di sé, quanto si renda conto di avere problemi cognitivi ed espressivi, quanto ne patisca, ma quanto al tempo stesso sia sicura di amare ciò che è e di non volerlo cambiare. Ed è proprio il conflitto fra varie cose che ama e il modo in cui si riflettono sulla sua identità, il conflitto fra il desiderio di esprimersi e quello di essere compresa, che costituisce uno dei fulcri della storia. Il fatto che nemmeno Hisao riesca davvero a connettere con lei porta a momenti veramente strazianti, in cui Rin mi ha più volte fatto commuovere.

La route, nel suo complesso, è strana, frustrante, persino irritante, eppure stratificata e profonda, e nei suoi momenti migliori, sorprendentemente, dolcissima. Proprio come Rin.

Shizune route

Riguardo, infine, Shizune... questa route non mi è piaciuta. Non che la trovi fatta male, o non interessante, ma non mi ha emozionato quanto le altre e, sotto alcuni aspetti, mi ha persino infastidito.

In parte dev'essere proprio a causa di Shizune: è un personaggio interessante e tridimensionale, un mistero più insondabile di qualunque altra delle ragazze, ma ha alcuni aspetti caratteriali che io, personalmente, nella vita reale, detesto profondamente. Ad esempio il suo fare di ogni cosa una gara, una competizione; o la sua infinita ambizione; o il suo modo di "motivare" la gente sfidandola, stuzzicandola; o ancora di più, il fatto che il suo sogno sia diventare una donna d'affari (provenendo da una famiglia ricca, ovviamente) per poi fare la filantropa (il suo piano è di aiutare il mondo solo dopo essere stata per anni una delle cause dei mali del mondo?). Insomma, è una nemica di classe. Non riesco a togliermi dalla testa che le scene che me l'hanno fatta piacere di più sono quelle che la riguardano nella route di Hanako e in quella di Lily, piuttosto che le sue.

Ma in parte, è proprio la route stessa, che si rivela piena di momenti innaturali e frustranti. D'altro canto, però, è estremamente originale proprio per quegli stessi aspetti che me l'hanno resa meno piacevole

Innanzitutto, non è tanto la route di Shizune, quanto quella di Shizune e Misha, le due ragazze parimenti protagoniste di una storia che riguarda entrambe. In secondo luogo, perché è anzi quasi più Misha che Shizune a essere trascinata in un vortice di cambiamento, ad essere esplorata e a rivelarsi sorprendentemente profonda (il personaggio allegro, che urla e ride sempre ed è amichevole con tutti... soffre di depressione). In terzo luogo, perché l'amore non è assolutamente presente come tema, è una storia quasi interamente di amicizia: Shizune e Hisao si mettono assieme, ma hanno solo un paio di scene in cui si comportano da fidanzati, mentre il tema dell'amicizia è trattato molto più spesso e molto più esplicitamente. In quarto luogo, perché di Hisao c'è ben poco: ha poco o nulla sviluppo, quasi della sua condizione non si parla, sembra quasi lui il comprimario, come se davvero fosse Shizune la protagonista che prende le decisioni e trascina tutti. Forse non a caso, è l'unica route ad avere una sola scelta, interamente basata su... un'interpretazione quantomeno discutibile del verbo "to comfort".  E anche quella scelta sembra avere effetti tangibili più per esigenze del medium che per esigenze narrative.

Infine, perché... anche il good ending è profondamente dolceamaro, soprattutto per me che odio il tipo di mondo che sembra promuovere. I tre si separano, vanno per i propri rispettivi percorsi di vita e di ambizione, mettendoli davanti alle persone che amano, lasciandosi con un "carpe diem, diem capta est, ci reincontreremo"; come se non ci si potesse sentire per telefono per vedersi ogni volta che se ne ha l'occasione, come se due persone innamorate non potessero programmare una vita insieme anche nonostante percorsi di studio e lavoro differenti. Non è bello, è triste, porca troia, è il trionfo del carrierismo de-umanizzante sullo stile dell'ipercapitalismo giapponese

Certo, direte voi: è realistico, perché il gioco è ambientato il Giappone è Shizune è quel tipo di personaggio! Ma data la natura degli altri finali e delle storie delle altre ragazze, veder questo finale trattato come positivo stride brutalmente col tono delle altre route, e mi destabilizza, rompe la mia identificazione e mi riporta al mondo reale. Ecco, potrei dirla così: al contrario delle sue "colleghe", Shizune non riesce a farmi smettere di pensare alla politica, cosa che persino io vorrei riuscire a fare ogni tanto.

In compenso, le scene di sesso mantengono la qualità a cui il resto del gioco mi aveva abituato. Shizune vive anche quel momento come una competizione, una lotta. Addirittura, la prima vede Hisao legato a una sedia (il che, potendo i due comunicare solo tramite il linguaggio dei segni, equivale anche a imbavagliarlo), con Shizune che si fa i suoi comodi. Eh beh che dire. E quell'altra... no, non parliamo di quella lì. Era... no. No.

Conclusione

Ho voluto dedicare alcuni paragrafi ad ognuna delle storie di Katawa Shoujo, perché ritengo davvero che ognuna di esse abbia qualcosa da trasmettere, e perché ritengo che la cura e l'amore che sono state messe nel confezionare questo piccolo miracolo meritino di essere spacchettate con altrettanta cura. Trame intriganti, personaggi tridimensionali, dialoghi eccellenti, colonna sonora semplicemente deliziosa, un trattamento delicato e multisfaccettato della disabilità che sfugge alle retoriche stucchevoli di cui spesso si ammanta il discorso sul tema, e tanti, tanti feels. E tutto questo in un gioco gratuito, fatto da non-professionisti provenienti da quel buco di culo dell'internet che è 4-chan? Davvero una gemma.

Bestest grill and bestest girlfried. E sì, queste battute posso farle solo io.