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24 set 2019

[Rant] "You have stolen my dreams"


Devo ammetterlo, ho un'opinione abbastanza incerta sulla questione Greta Thunberg.

Da un lato, mi sorgono sempre molti dubbi quando una protesta viene personalizzata e pompata mediaticamente fino a questo punto, fino al punto di far parlare una sedicenne autistica all'ONU, perché tipicamente è una tecnica funzionale a farne una valvola di sfogo per istituzionalizzare e monetizzare il dissenso, dirottandolo su un binario certo positivo ma tutto sommato innocuo; non posso non notare come le parole d'ordine del "suo" movimento siano sempre incentrate sulla green economy (termine deliziosamente ossimorico), sugli investimenti, sugli sforzi politici e individuali, senza mai toccare le responsabilità del sistema economico nel suo complesso, cui non si può sperare di affidare la risoluzione di un problema da cui trae profitto.

Dall'altro, è indubbio che i "suoi" sforzi stiano contribuendo visibilmente a sensibilizzare la popolazione sul tema. Un dispiegamento di giovani ampio e organizzato come quello dei FridaysForFuture non può che essere positivo: non solo perché la massa è tale che finalmente potrà iniziare ad esserci qualche cambiamento, ma perché c'è del terreno fertile affinché, dal comprarsi una borraccia e un sacco di tela per la spesa, si faccia il passo successivo e si arrivi a comprendere la responsabilità strutturale del sistema economico capitalista e del modello di sviluppo insostenibile che necessariamente esso richiede.

Il semplice fatto che le priorità del discorso politico e dell'elettorato stiano mutando, che l'ambientalismo stia finalmente diventando importante quanto l'immigrazione e il "orange man bad", è potenzialmente rivoluzionario. 

Tardivo e fastidioso, per chi, come noi socialisti e come l'interezza della comunità scientifica globale, questi argomenti li agita da tre-quattro decenni, e adesso si dimena rabbiosamente in una vasca piena di impotenti "ve l'avevamo detto", ma potenzialmente rivoluzionario.  

Tardivo e ridicolo, per chi, come noi socialisti e come l'interezza della comunità scientifica globale, queste soluzioni le propone da decenni, venendo accolto da un coro unanime di risposte perfettamente identiche a quelle che oggi sono appannaggio esclusivo di giornali-spazzatura come Libero, o di abissi senza fondo di nulla intellettivo come Vittorio Feltri e Donald Trump, ma potenzialmente rivoluzionario.

C'è del terreno fertile affinché, dal comprarsi una borraccia e un sacco di tela per la spesa, si faccia il passo successivo e si arrivi a comprendere la responsabilità strutturale del sistema economico e del modello insostenibile che richiede.

(Per dire, l'altro giorno su YouTube ho visto una pubblicità di SilverCare che presentava uno spazzzolino da denti con la testina sostituibile, e si vantava di quanta plastica si risparmiasse in questo modo. Tutto molto bello, ma Beppe Grillo (certo non un marxista-leninista) parlava esattamente di questo già nel lontano 1993, portando a esempio prodotti analoghi commercializzati in Svizzera. Ci sono voluti VENTISEI ANNI, perché UNA azienda pubblicizzasse quell'idea come se fosse un'innovazione, un'idea semplicissima che avremmo potuto (e dovuto) rendere obbligatoria per legge a livello europeo) 

Ma c'è qualcos'altro. Soprattutto, di Greta Thunberg, mi ha colpito il discorso dell'altro giorno all'ONU. Al netto di tutte le considerazioni su quanto stia venendo manipolata e monetizzata, nei suoi occhi, nella sua voce, nella rabbia lacrimante con cui ha parlato. quel «you have stolen my dreams with your empty words, and all you can talk about is money and fairy tales of eternal economic growth». Ho percepito qualcosa che mi ha toccato nell'animo. In quel "How dare you?", quel ringhio di odio impotente, dovrebbe stare l'inno, il motto della mia generazione.

L'odio impotente che noi millenials e gen-z abbiamo da riversare sulla generazione che ci ha preceduto; che ci ha cresciuti nel benessere insostenibile in cui loro hanno vissuto per tutta la vita, che ci ha ingozzati di sogni irrealizzabili, di classismo lavorativo, di distrazioni superflue spacciate per prosperità, solo per poi scaricarci, una volta giunti all'età adulta, in una società, un sistema, persino un ambiente naturale essiccati, prosciugati, ostili, morenti, letteralmente invivibili, eppure spacciati come il migliore dei mondi possibili. Che ci ha reso impossibile renderci indipendenti, eppure ci colpevolizza per questo, che ci ha spinti a formarci per decenni solo per poi dirci che siamo troppo vecchi e che "alla tua età io ero già sposato con due figli", mentre noi elemosiniamo stage, contratti precari o lavori sottopagati e senza diritti.

Tutto questo ci lascia, superata la soglia dei trent'anni o a due passi dalla soglia della maggiore età, con una sola domanda: che cazzo di senso ha?
Che senso ha continuare a vivere secondo i vostri schemi, se il mondo che li rendeva possibili semplicemente non esiste più?
Che cazzo di senso ha passare decenni a studiare e far carriera in vista di una vecchiaia serena, se il sogno di una pensione dignitosa ci è totalmente precluso? Che cazzo di senso ha procreare se ai nostri figli non potremo dare nemmeno la metà di ciò che abbiamo avuto noi, ivi compresa la prospettiva di un futuro in cui il genere umano non sia estinto? Che cazzo di senso ha lavorare 40, 50 ore a settimana, bruciando le nostre esistenze fra alzatacce, concorsi e preparare tupperware, se al momento di raccogliere i frutti di tutto questo sacrificio la Terra intera sarà probabilmente nel bel mezzo di un Mass Extinction Event? Che cazzo di senso ha continuare a vivere secondo i vostri schemi, se le condizioni che li rendevano possibili semplicemente non esistono più?

E vi lamentate che preferiamo spendere per Netflix e per la PlayStation 4 invece che per investire o figliare? Dovreste essere contenti che ci distraggono, e che ancora ci aggrappiamo ad una flebile speranza che le cose possano migliorare, o la logica ci suggerirebbe di sprofondare in un edonismo sfrenato e disperato, per poi andarcene con la dignità di Mazzarò.
E vi sorprendete che siamo insofferenti all'autorità, che sempre più di noi abbracciano filosofie estremiste o ribelli? Dovreste essere grati che non abbiamo ancora eretto ghigliottine in piazza. 

Anzi: dovreste spronarci a farlo.