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24 gen 2017

[Commenti] La voce delle stelle, Il giardino delle parole, 5 cm al secondo

In attesa di vedere questo "Kimi no na wa" che sembra essere stato così mostruosamente apprezzato dal pubblico e dalla critica di tutto il mondo, ho deciso di recuperarmi un po' della filmografia di Makoto Shinkai, di cui mi trovo costretto ad ammettere di non aver mai visto alcunché.

La Voce delle Stelle
(
ほしのこえ, 2002/2004)


L'OAV (e manga) Hoshi no koe è la storia di Noboru e Mikako, due adolescenti legati da una profonda amicizia che si ritrovano ad essere separati quando Mikako viene selezionata per unirsi a una missione spaziale (come pilota di robot da combattimento) che mira a scoprire di più sulla misteriosa razza dei Tharsiani, con cui c'è stato un violento scontro su Marte. I due, che prima potevano vedersi tutti i giorni, ora possono sentirsi solo tramite messaggi, che impiegano sempre più tempo a giungere a destinazione man mano che Mikako si allontana dalla Terra.


È essenzialmente una storia d'amore che si svolge sullo sfondo di una potenziale guerra contro una razza aliena da un lato, e della vita scolastica e lavorativa di Noboru dall'altro. L'aspetto fantascientifico è talmente accennato e incidentale da poter a malapena considerarsi importante nel definire il genere della storia: non è un aspetto della trama principale, quanto un qualcosa che vi si mette in mezzo per complicarla. Man mano che il tempo di arrivo dei messaggi fra i due passa da poche ore, a un paio di mesi, a interi anni, lL'atmosfera si fa di una malinconia sempre più opprimente. 

L'OAV è talmente breve da concentrarsi esclusivamente su questo nucleo centrale, mentre il manga che ne è stato tratto interessantemente si espande, toccando il tema di come nessuno dei due voglia davvero essere dove è, e di come vengano "bloccati" nelle loro attività quotidiane dall'attendere con angoscia i messaggi dell'altro e dalla nostalgia per i tempi in cui potevano vedersi quotidianamente. Il finale aperto colpisce giusto dove deve, e devo dire che è molto piacevole e toccante, nonostante uno svolgimento che lascia un po' a desiderare e un generale irrealismo (non so quanti ragazzi di 15 anni aspetterebbero sei mesi solo per avere un messaggio dalla ragazza che gli piace sapendo che qualunque loro risposta sarebbe a sua volta risposta non prima di un anno, invece di dire "Va beh senti è stato bello ma aggi pasiensa se ti imbelini su un robottone e vai a remesciare per la galassia no l'è colpa mae, io non sto qui a farmi mangiare il belino dalle mosche"...),



I disegni di Mizu Sahara (manga) non sono a mio parere particolarmente efficaci; in particolare il character design è estremamente confusionario: i due protagonisti diventano biondi in una vignetta, poi entrambi mori nell'altra, poi solo lui biondo, poi solo lei bionda... già si somigliano e hanno la stessa pettinatura, poi arrivano altre ragazze che si somigliano e hanno la stessa pettinatura...! Diventa veramente difficile da seguire.

Purtroppo, nonostante i difetti del manga, l'OVA è peggio. Si sente molto bene che è stato fatto con un budget estremamente limitato. Ma anche guardando al di là delle animazioni estremamente QUALITY, della CGI ancora più QUALITY, e delle facce che mioddio cosa sono queste creature, i pochi tocchi genio registico di Shinkai non bastano a salvare un contenuto decisamente troppo accennato e troppo poco approfondito. Mancando le pennellate di approfondimento sull'ambientazione e sui personaggi secondari che il manga avrebbe dato due anni dopo, rimane solo la storia dei due amanti, che ripetono gli stessi due-tre dialoghi e prolungano concetti che da soli non riempiono neanche un film di questa durata. È sicuramente una storia sentita, come dimostrato dal fatto che nella Director's Cut i doppiatori sono Shinkai stesso e la sua fidanzata (che, peraltro, regalano un'interpretazione solo marginalmente inferiore rispetto a quella dei "professionisti" della versione normale; lascio a voi decidere se questo sia un merito di Shinkai&consorte o un demerito dei doppiatori), ma è essenzialmente un'ottima idea sfruttata male.




Il Giardino delle Parole
(
言の葉の庭, 2007)


Takao è un ragazzo che sogna di diventare un calzolaio e designer di scarpe. Nei giorni di pioggia, salta le prime ore di lezione al liceo per rifugiarsi in un parco, a disegnare. Lì, una mattina, incontra una donna, di una dozzina di anni più grande di lui, che sorseggia birra e mangia cioccolato. I due si scambiano qualche parola, lei gli lascia un tanka, e si salutano. Da lì in avanti continuano a incontrarsi nei giorni di pioggia, ed entrambi si ritrovano a desiderare sempre più spesso di avere questa occasione di incontro, pur non sapendo nemmeno il nome l'uno dell'altra. 

La storia si dipana molto bene, raccontando le storie sia di Takao che di Yukino e di come, incrociandosi quasi per caso, trovino l'uno nell'altra l'appoggio emotivo di cui avevano bisogno per risolvere i rispettivi problemi. Un rapporto fra persone di età molto diverse, un rapporto che non dovrebbe esistere (cosa molto giapponese), e che pure si sviluppa in modo così naturale e realistico da far desiderare lo spettatore che possa andare a felice conclusione, in barba alle norme sociali. L'atmosfera di fondo è molto malinconica, perché molto malinconici sono i due protagonisti e le due rispettive storie. Il finale è dolceamaro come piace a me (il manga è forse un po' più dolce rispetto al film). Niente di trascendentale a livello di contenuti o temi, ma assolutamente consigliato. I disegni e le animazioni, poi, sono veramente da restare a bocca aperta, e non solo per le numerose a apprezzatissime inquadrature dei piedi di Yukino eccellente è anche il fedelissimo adattamento manga disegnato dall'ottima Midori Motonashi.




5 cm al Secondo
(
秒速5センチメートル, 2007)


Makoto Shinkai è, insieme a Miyazaki e Hosoda, uno degli auteur più importanti nel panorama dei lungometraggi d'animazione giapponesi, e 5 cm al secondo è forse il suo film più noto in Occidente. L'opera riprende il tema più caro al regista fin da Hoshi no koe, ovvero quello della distanza reale e metaforica tra le persone (fin dal titolo, che si riferisce alla velocità di caduta dei petali di ciliegio dal ramo, un simbolo ricorrente per l'allontanamento), seguendo la storia di un ragazzo, Takaki, nel suo rapporto con una ragazza, Akari, in tre momenti diversi della loro giovinezza

All'inizio, i due sono studenti delle scuole medie, e sono uniti da un'amicizia molto forte; ma le cose cambiano quando lei è costretta a trasferirsi con la famiglia da Tokyo alla prefettura di Tochigi. I due si scambiano costantemente lettere per tutto l'anno successivo, finché anche lui non è costretto a trasferirsi a Kagoshima, nell'estrema punta meridionale del Giappone, rendendo ancora più lungo e difficile qualunque eventuale viaggio per reincontrarsi. L'incontro fra i due precedente al trasloco del ragazzo è il punto di partenza della storia, che da lì procede per tratti sentimentalmente intensi, ma spesso accennati, delicati, delineando come questo amore e questa lontananza influiscano sulla vita dei due.

Animazione e regia sono a livelli semplicemente stellari, con ogni inquadratura che trasuda stile. In particolare vorrei parlare della scena finale al passaggio a livello: da un lato, con una semplicità disarmante riesce a creare tensione, rilasciarla, e con essa portare a perfetto compimento il filo principale della trama; dall'altro, il suo simbolismo è efficacissimo, ma forse un po' troppo opaco a causa della velocità con cui si svolge, soprattutto considerando che gli elementi cruciali per cogliere il significato inteso della scena si riducono a una manciata di frame, e che senza quel significato l'intero film rischia di risultare inconcludente e insoddisfacente (non negherò che la mia prima reazione, prima di cogliere quella scena, è stata testualmente: "...beh?"). 


E, purtroppo, non è l'unica lamentela che ho. Nonostante un certo impatto emotivo ci sia, il film sia indubbiamente fatto bene, e il tema sia trattato in modo efficace e maturo, devo ammettere che mi ha lasciato come una sensazione di incompletezza, di "pezzi mancanti" per dare il quadro completo del senso che voleva dare Shinkai; a mio avviso, infatti, manca un passaggio fondamentale a dare il quadro completo. Ne parlo più approfonditamente sotto spoiler.


 
Sarà una mia fissa, un mio limite, ma lo ritengo un passaggio essenziale per far scorrere liscia la trama nel suo insieme. Probabilmente Shinkai voleva solo toccare un certo argomento emotivo, e per farlo e ha "forzato" la trama su un certo binario senza preoccuparsi troppo di far funzionare tutti gli scambi, ma questa incongruenza rischia di far crollare un grosso fattore di identificazione e quindi di pathos.

In definitiva, il mio parere è senza dubbio positivo, e resta un film che mi sento di consigliare a chiunque, soprattutto a chi abbia vissuto una delusione amorosa nel corso della propria vita, ma non posso dire che mi abbia convinto al 100%, e credo di non averlo trovato al livello della sua fama.



2 commenti:

  1. Di questi film ho visto solo "5cm al Secondo" tanti anni fa. Avevo visto un sacco di gente nelle communities online che lo chiamava un capolavoro e quindi lo avevo visto. Sono d'accordissimo, non merita quella fama, ma allo stesso tempo non ci sono così tanti film d'animazione giapponesi che trattano semplicemente una storia d'amore, magari mi sbaglio, perciò magari ha impressionato di più per quel fatto.

    A me era piaciuto, soprattutto per l'animazione e i disegni, e scommetto che ancora oggi è ancora un bel vedere. Però non ricordo tantissimo del film, giusto la prima parte (molto emotiva) e la fine. Tutto il resto, però, non l'avevo trovato così interessante. Non è brutto come film ma lo ricordo abbastanza... come dire, superficiale? L'intento dietro al film è chiaro e lo ricordo bene, così come il messaggio, ma sento come se potevano fare un po' di più nel farmi interessare alla cosa dopo la fase con loro adolescenti? Qualche personaggio secondario magari? Quelli che c'erano non li ricordo particolarmente sviluppati. Però il finale era davvero triste e quello mi aveva abbastanza colpito, ma non mi ha lasciato abbastanza da voler vedere altri film fatti dallo stesso regista in tutti questi anni.

    È un commento un po' così. :P Non lo vedo da molto quel film. Magari guarderò Garden of Words dato che c'è anche su Netflix, giusto per vedere se ho fatto male a perdermelo.

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    1. Kotonoha no niwa te lo straconsiglio, ha una storia molto più semplice ma resa molto meglio, a mio avviso. E sì, 5cm è ancora oggi un gran bel vedere. Animazione, disegni, regia, è qualcosa che davvero WOW.

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