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19 giu 2017

[Recensione] Your Name.



君の名は。
Kimi no na wa. (in italiano importato con il titolo inglese, "Your Name.") è l'ultimo lungometraggio di Makoto Shinkai. Ma che ve lo dico a fare? L'avete visto. Tutti l'hanno visto. Questo film ha macinato biglietti del cinema come io macino patatine San Carlo quando sono nervoso, ha scalato i botteghini di mezzo mondo, e persino in Italia è rimasto nei cinema per più di un solo giorno. E sapete una cosa? Se lo merita.

Partiamo dalla trama. Siamo in Giappone negli anni 2010. Mitsuha Miyamizu, una studentessa delle superiori che abita nella piccola cittadina di montagna di Itomori, vive nel santuario shintō della città insieme alla sorella e alla nonna, ma sogna di scappare da quella vita monotona, dalle antiche tradizioni che deve portare avanti, e da un padre assente che sembra occuparsi solo della sua carriera politica, e desidererebbe conoscere un affascinante ragazzo di città e trasferirsi a Tōkyō. Taki Tachibana, invece, è un liceale appassionato d'arte che vive da solo nel centro di Tōkyō, dove lavora part-time come cameriere. Un mattino, misteriosamente, i due si risvegliano ognuno nel corpo dell'altro. Poiché al risveglio successivo tutto sembra essere normale, inizialmente pensano ad uno strano sogno, ma presto capiscono che lo scambio avviene a ogni risveglio, e iniziano a scambiarsi note e messaggi, oltre ad aiutarsi a vicenda a raddrizzare le rispettive vite.




Sono stato spesso critico delle opere di Shinkai, avendole spesso considerate inutilmente opache e inconclusive; ho criticato come l'elemento della love story malinconica fosse troppo preponderante rispetto ad un setting o ad altri elementi della storia che reclamavano di uscire dallo sfondo e di avere un po' di attenzione, così come il fatto che la love story stessa venisse spesso vista quasi esclusivamente dal punto di vista del ragazzo (vedi in Oltre le nuvole, in cui la ragazza è letteralmente in coma per tre quarti del film); da molte parti ho letto e sentito dire che Shinkai sarebbe un maestro miyazakiano nel trattare temi complessi in modo semplice, quando io ho sempre pensato esattamente il contrario, ovvero che tratti temi semplici in modo controproduttivamente complesso. Bene: qui, non ho nessuna di queste lamentele. Anzi, non ho proprio nessuna lamentela.  

Non sono riuscito a trovare dei difetti a questo film. E mi sono sforzato, eh! Lo sapete quanto ci tengo a fare l'hipster di stocazzo che trova sempre da dire sulle cose popolari che tutti amano! Io sono quello che ha considerato The Last of Us mediocre, Avatar pessimo, e i Radiohead inascoltabili e pretenziosi! Kimi no na wa, però, è semplicemente perfetto, ed era da La Sparizione di Haruhi Suzumiya e Wolf Children che non pronunciavo queste parole. 

La trama viene raccontata magistralmente, introducendo misteri, rivelazioni, svolte e risoluzioni con la giusta tensione e la giusta potenza. Il misto di comicità, lacrime, suspense, dolcezza, gioia e tragicità è perfettamente bilanciato, senza mai scadere nel cheesy o nella drammata gratuita, creando un film "emotivamente completo". I due protagonisti sono egualmente sviluppati nella loro tridimensionalità, nei loro pregi e difetti, nelle loro esistenze quotidiane, nei loro desideri, e fanno immediatamente presa sullo spettatore, che è naturalmente portato a tifare per la loro felicità. 

L'aspetto fantastico/fantascientifico (qui dato dallo scambio di corpi, dal "filo rosso" fra queste due persone lontanissime, e dal passaggio di una cometa) non è un semplice sfondo per la storia d'amore (come in La voce delle stelle o in Saikano di Shin Takahashi), ma è il fulcro integrante di un racconto che, sì, la comprende e la ha al proprio centro, ma al tempo stesso ne è più grande e articolato, lasciando il giusto spazio a personaggi e fili di trama secondari. Il tutto senza perdere lo stile e i temi cari al regista, alcuni dei quali anzi (come quelli del legame spirituale e quasi sovrannaturale che lega due persone lontanissime, del tendere continuamente a un sogno lontano) raggiungono qui l'apoteosi. Il finale potrebbe sorprendere gli appassionati di Shinkai, ma io l'ho trovato assolutamente perfetto, aperto quanto basta e maledettamente commuovente. 

L'animazione, poi, è semplicemente magnifica, sia nel realismo che nelle scene oniriche, sia nel fortissimo character design che negli ambienti maestosi e cromaticamente ricchissimi. Infine, mi sento di lodare ancora una volta la resa italiana della Dynit, che anche qui come in Kaguya-hime no monogatari riesce a giostrarsi efficacemente un testo giapponese con dei momenti tutt'altro che di facile traduzione. 

Un collage fatto da Eugenio Fiumi su movies.gamesource.it che mette a confronto tipiche inquadrature shinkaiane da Oltre le nuvole, a sinistra, e da Your Name. a destra.


Ora, è chiaro che l'opera, nel suo complesso, non porta nulla di rivoluzionario né sul contenuto né sulla forma, e nemmeno presenta temi profondi o complesse riflessioni sulla vita l'universo e tutto quanto; immagino che, volendo, ci si possa lanciare in analisi di qualche tipo per trovare strati ulteriori di significato, ma al momento non posso dire di averne trovati (il che forse è un limite mio). Non ha i sottili temi sociali o ecologici che trasudano dalle migliori opere di Miyazaki e Takahata, né lo spericolato sperimentalismo e gli elementi psicanalitici di Satoshi Kon. Tuttavia, di fronte a un pacchetto così completo, a un'esperienza emotiva così sublime dall'inizio alla fine, a una narrazione così efficace e coinvolgente in ogni sua parte, a una storia così delicata eppure grandiosa al tempo stesso, questo è semplicemente un non-difetto. 

Your Name è un film straordinario, che riesce a toccare tutte le corde giuste dell'animo, che davvero riesce a trattare il complesso e l'intimo in modo semplice pur incastonandolo in un contesto tutt'altro che quotidiano, e che a mio parere sovrasta qualitativamente non solo tutto il resto della produzione di Shinkai, ma persino una buona parte delle opere dello studio Ghibli e (per quanto mi dolga dirlo) del mio amato Mamoru Hosoda.

1 commento:

  1. Anche io ho visto il film di recente e l'ho trovato davvero bello, tant'è che l'ho visto un'altra volta subito dopo.

    Ho avuto alcuni problemi col film. Secondo me la prima parte del film è un po' affrettata, avrei voluto più interazione tra i due protagonisti. Soprattutto perché il fatto che si scambino messaggi ma non sembra che si chiedano delle informazioni piuttosto importanti tra due ragazzi che scambiano corpo mi sembra fuori luogo, soprattutto se possono possibilmente lasciare dei buchi nella trama se non vengono neanche esplorate queste interazioni, per esempio chiedere a Mitsuha "Dov'è che abiti?" e vedere come avrebbe risposto. Ho l'impressione che più si pensi a quel "twist" della storia in particolare e più comincia a incrinarsi per i problemi che porta alla trama.

    Avrei voluto più spiegazioni riguardo la famiglia di Mitsuha, specie perchè verso la fine mollano quel "Quindi i miei antenati si stavano preparando per questo momento?" o una cosa simile, e non viene detto NIENT'ALTRO al riguardo. Cioè no, spiegatemelo per favore! Non lasciatemi in sospeso! :(

    Inoltre trovo che i due protagonisti non siano... granché? Il ruolo che hanno nella storia e la loro componente nel grande insieme che forma il film funziona, ma loro in particolare non hanno niente di unico o interessante. Per molti sarà un pregio perché puoi immergerti meglio nella vicenda con personaggi relativamente semplici e posso capire perché si possano apprezzare in quella maniera, io avrei preferito qualcuno di più unico e interessante.

    Ma non credo che queste cose siano un problema così grave per il film. È accessibile, è immediato, il racconto ha un ritmo davvero buono (è riguardabilissimo), sà coinvolgere ed emozionare con facilità. Non a caso è un successo mondiale. Lo potresti far vedere a qualcuno che non segue anime e lo apprezzerebbe senza troppa fatica, secondo me.




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