Argomenti

7 apr 2016

[Recensione] Kanashimi no Belladonna



Kanashimi no Belladonna
( 悲しみのベラドンナ )
Genere: drammatico, avant-garde, psichedelico, storico, erotico, tragedia

Questo è uno di quei film estremamente difficili da descrivere. Pubblicato nel 1973, conclude la trilogia "Animerama" creata da Mushi Production e Osamu Tezuka, tre film animati collegati tematicamente di stampo molto adulto e molto sperimentale. E quest'ultima è forse la caratteristica più degna di nota del film: i disegni alternano minimalismo a sequenze assurdamente psichedeliche, carrellate su acquerelli immobili e sequenze animate estremamente simboliche. Insieme alla colonna sonora, composta in gran parte di pezzi malinconici cantati, crea un'atmosfera straziante, opprimente, surreale, disturbante e quasi onirica. Credo si possa definire un film anime non solo originale ma assolutamente unico; unico di quell'unicità che non può che essere tale, nel senso che questo stile non dovrebbe mai assurgere a regolarità, ma nella rarità risulta indubbiamente geniale e intellettualmente stimolante. Da un lato, questo stile surreale-simbolico (e altamente... ehm... "freudiano") rende alcune scene molto intense nella loro tragicità, ma dall'altro ne rende altre talmente fuori di testa che diventa difficile mantenere qualunque tipo di sospensione dell'incredulità (ad esempio quell'enorme orgia realizzata come figure intrecciate nei capelli di Jeanne, con cose tipo genitali che diventano giraffe, una lumaca che entra in un'ostrica, e cani che... fanno cose con le persone).

Dal punto di vista della trama, ispirata al trattato "Satanism and witchcraft" (che descrive la stregoneria medievale come essenzialmente un atto di ribellione contro il feudalesimo e la chiesa da parte delle donne; libro che è stato ampiamente provato come non accurato né credibile), il concetto di base è abbastanza semplice. Jean e la splendida Jeanne sono sposini felici e innamorati, ma essendo troppo poveri per pagare al signore feudale una imposta per dare il suo assenso al matrimonio, questo stupra e fa stuprare Jeanne in nome dello "ius primae noctis" (che in realtà non è mai esistito, quantomeno non come diritto legalmente riconosciuto, ma sembra essere stato solo inventato dalla propaganda illuminista per far sembrare l'Ancien Régime più barbaro di quanto già non fosse). La scena è assolutamente straziante senza essere esplicita, e a mio avviso una di quelle in cui lo stile del film raggiunge il suo apice. Devastata da questo evento e dalla propria impotenza, Jeanne viene visitata da uno strano spirito falliforme che le promette potere e vendetta. Questo sarà l'inizio di una parabola che porterà Jeanne a stringere un patto col diavolo.

In the Court of the Crimson King. Tipo.

Ora, la trama in sé è semplice, e di primo acchitto sembra prendere la forma di una classica tragedia: la protagonista viene lanciata verso un destino facilmente prevedibile da un misto di colpe sue e di circostanze fuori dal suo controllo. E in quanto tale, è ottima: raccontata bene, diretta bene, trasmette benissimo il senso di impotenza di Jeanne, la sua rivalsa, la sua tragica eppure orgogliosa caduta. Il problema sorge sul finale, quando una o due scene (che sembrano quasi attaccate lì in un secondo momento) sembrano voler dare un senso "ulteriore" al film, di stampo forse femminista, che per come è strutturato non può assolutamente avere. Discussione ulteriore sotto spoiler, anche se non troppo spoilerosa.

 

Secondo me, è stata un'aggiunta dell'ultimo minuto per cercare di dare un senso "impegnato" che nelle idee iniziali e nel film stesso non era assolutamente presente, e soprattutto non era assolutamente necessario.

Ciònonostante, è un film che consiglio vivamente a chiunque abbia un interesse serio nell'animazione giapponese come medium artistico, perché è qualcosa di unico e molto affascinante. Può non piacere (come a me non ha fatto impazzire), può lasciare profondamente confusi, ma merita di essere visto.

Nessun commento:

Posta un commento