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7 apr 2016

[Recensione] Haibane Renmei


Haibane Renmei 
( 灰羽連盟, une fille qui a des ailes grises )
Genere: slice of life, drammatico, sovrannaturale, introspettivo, feels

Anime di 13 episodi del 2002 adattato da una serie di dōjinshi di Yoshitoshi ABe, purtroppo mai importato in Italia; ne sono riuscito a trovare solo un fansub in qualità audio-video quantomeno discutibile.

La storia è incentrata su un gruppo di Haibane (letteralmente, “ali grigie”), ovvero giovani ragazze e ragazzi apparentemente normali ma dotati di ali e aureola, che li fanno assomigliare ad angeli. Essi nascono già formati da misteriosi bozzoli che sembrano apparire spontaneamente, all'interno dei quali tutti loro hanno un misterioso sogno, che in qualche modo definisce la loro vita. La nostra protagonista, ad esempio, nel primo episodio sogna di cadere nel vuoto, mentre un corvo cerca di salvarla. Gli Haibane vivono in una vasta area circondata da mura, che comprende un paese popolato da umani normali, dalla quale né loro né i paesani possono uscire. Nessuno conosce il motivo dell’esistenza degli Haibane, nemmeno loro stessi, ma tutti hanno un vago e impreciso ricordo di aver avuto una vita in un altro mondo, prima di nascere in quello. Da questo punto di partenza, l’anime segue Rakka, una Haibane che nasce nel “nido” di Old Home senza ricordare il proprio sogno; la serie prosegue come uno slice of life, prima introducendo l’ambientazione e sviluppando un’atmosfera molto leggera, quasi eterea, di malinconia e mistero, e quindi nella seconda metà lanciandosi improvvisamente nei conflitti interiori delle due protagoniste Rakka e Reki, raggiungendo meravigliose vette di introspezione e geniali scene oniriche.

Rakka e Reki

Tecnicamente è nella media, anzi il chara design è persin scialbo, ma la sua forza è nella storia, nei personaggi, e nell'atmosfera che riesce a creare. Nonché nella colonna sonora, ricca di duetti violino-chitarra acustica, scritta dal bravissimo Kow Otani (più noto per la colonna sonora di Shadow of the Colossus). È un anime che si sviluppa lentamente, senza scene d'azione, senza che accada granché di grosso, e senza spiegare, ma accennando, lasciando intuire, lasciandosi interpretare (e rimanendo, in questo senso, abbastanza aperto: se il punto centrale, la storia delle due protagoniste, è sviluppato bene, ambientazione e dettagli vengono lasciati più all'interpretazione dello spettatore). Si prende il tempo di esplorare il mondo degli Haibane per farlo respirare, farlo attecchire, per creare un lore con un sapore etereo, antico, inflessibile ma tragico, e per generare un'atmosfera pacifica e quasi miyazakiana ma con un che di inspiegabilmente triste e decadente. È una storia intrisa di simbolismo religioso, di psicologia, del fare i conti con la propria identità, i propri peccati e il proprio senso di colpa. Solo due personaggi sono veramente approfonditi, ma lo sono in maniera abbastanza complessa e ben fatta da reggere l'anime in piedi. Le altre hanno una personalità e un ruolo abbastanza solidi, ma brillano più per la rete di relazioni fra loro e con le protagoniste che per la loro caratterizzazione singola. A un primo impatto, può risultare difficile districarsi nella rete di simbolismi che caratterizzano l'intera durata della serie, ma Haibane Renmei riesce a trasmettere costantemente la sensazione di avere un senso e un significato che è lì per essere trovato, e in realtà basta afferrare una o due "chiavi di volta" per trovare il proprio filo di Arianna nell'interpretazione dei suoi misteri.

Rakka e Reki disegnate da Abe.

È ovviamente consigliatissimo, soprattutto se volete fare gli hipster e citare a qualche giappominchia qualche anime artistico e profondo che non ha mai sentito nominare, senza dover ricorrere al solito Evangelion.

Qui di seguito, per chi l'avesse già visto, inserisco alcune mie interpretazioni sotto spoiler.

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