Con
questo secondo capitolo della saga Jedi
Knight e quarto della saga Dark
Forces, il Chuck Norris della galassia lontana lontana entra gloriosamente
nell'epoca d'oro del PC gaming con il titolo che ha cementato la sua fama, con
quello che ancora oggi, quindici anni più tardi, è considerato uno dei migliori
videogiochi del brand Star Wars. Unendo la frenesia e l'esplorazione degli
shooter vecchio stile con la profondità d'azione data da spade laser e poteri
della Forza, Jedi Outcast presenta
una campagna single player eccellente e il miglior sistema di combattimento
melee fra lightsaber che sia mai stato creato.
Prodotto
dalla Raven Software, già creatori dell'ottimo Star Trek Voyager: Elite Force (da cui palesemente eredita non solo
il motore ma anche molti asset grafici e audio), Jedi Outcast è un perfetto figlio dell'epoca del videogaming verso
la quale sono più nostalgico: il periodo in cui il PC gaming era volto al dare
libertà di cazzeggio al giocatore pur in una campagna lineare e diretta; il
periodo in cui il multiplayer e il single player erano in due eseguibili
separati, istituendo una sacrosanta apartheid fra le due categorie di
giocatori; il periodo in cui premevi shift+tilde e ti si apriva la console e
potevi inserire tutte le cheat e i codici di questo mondo, e giù di god mode e
bullet time e spawn di centinaia di nemici, ché alla Raven Software cosa glie
ne deve mica fregare se usi le cheat o no?; il periodo in cui il tasto F12 era
fisso sul quicksave e i checkpoint te li facevi tu dove diavolo volevi; il
periodo in cui il modding era nel suo momento di esplosione; il periodo in cui
la grafica e il realismo contavano fino a un certo punto e si potevano lasciar
perdere se significava togliere risorse alla profondità narrativa o ludica (Deus Ex è del 2000, Outcast del 2002!).
Screenshot da GOG.com
La
storia segue Kyle Katarn che, dopo aver lasciato l'Ordine dei Jedi a seguito
della disavventura con l'antico tempio Sith che l'ha visto quasi cadere al LatoOscuro, è tornato a lavorare come mercenario della Nuova Repubblica insieme
alla sua compagna Jan Ors. Durante una missione in un piccolo avamposto
militare dell'Impero Rimanente, i due scoprono che l'ammiraglio Galak Fyyar sta
conducendo esperimenti su alcuni cristalli molto simili a quelli usati nella
costruzione delle spade laser. Seguendo questa pista entrano in contatto con
Desann, un Jedi Oscuro, e Kyle si scopre impotente e incapace di contrastare la
sua maestria nella Forza. Deciso a fermarli e a vendicarsi, Kyle decide di riprendere
in mano la lightsaber.
La
storia è evidentemente molto semplice, eppure perfettamente funzionale nel
contesto del gioco. Il protagonista, nonostante tutte le infinite battute su
come il superlaser della Morte Nera sia una versione più debole della sua
pistola blaster, è presentato qui in realtà in modo molto umano: nel suo senso
dell'umorismo, nel suo sentire di aver fallito come Jedi, nel suo temere la
tentazione del Lato Oscuro, nel suo rimorso per come l'aver abbandonato le vie
della Forza venga a causare indirettamente la morte di una persona che ama,
nella rabbia e nella sete di vendetta che lo motivano addirittura ad attingere
al potere della Valle dei Jedi e al Lato Oscuro, nella gioia dello scoprire viva
la compagna che credeva morta che lo redime e lo fa diventare finalmente uno
Jedi completo, saggio, controllato. Il suo è un arco non particolarmente
complesso, ma completo e perfettamente in linea con i temi dell'universo
starwarsiano. Universo che, peraltro, viene sia celebrato nostalgicamente (tramite
l'incontro con personaggi come Lando Calrissian e Luke Skywalker o la visita a
luoghi come Bespin e Yavin 4) sia espanso e arricchito: mai, prima di allora,
un videogioco aveva permesso così tanto di "respirare" davvero
l'atmosfera di Star Wars, di calarsi in un mondo vivo, grande e dettagliato
(complice anche un level design stellare, che in alcune mappe raggiunge una
qualità quasi darksoulsiana in termini di organicità, compattezza interna e
scoperta di nuove vie verso luoghi già visitati).
Dal
punto di vista sia narrativo che ludico, è fondamentale il fatto che il gioco
trattenga così a lungo il suo vero punto forte. I primi sei livelli, infatti
(un quarto del totale!), si svolgono come un "normale" sparatutto:
armi, visuale in prima persona, circle strafing e salti come se piovesse,
cercare chiavi e codici per aprire porte, aggrapparsi a ogni medpack, a ogni
batteria, a ogni più piccolo vantaggio si possa trovare su un nemico più forte
e più numeroso, fino a quando il primo incontro con Desann non presenta una
battaglia a tutti gli effetti impossibile da vincere. In questa fase il gioco è
difficilissimo, monotono, quasi noioso, ma permette al giocatore (soprattutto a
quello ancora memore del primo Jedi Knight!)
di calarsi davvero nel personaggio, di sentire quel senso di impotenza davanti
a un nemico che con un gesto della mano ci disarma e ci atterra senza
neanche scomporsi. La frustrazione di Kyle è anche la nostra. Così, quando
finalmente riacquisiamo le vie della Forza e la spada laser più figa mai vista,
la sua voglia di vendetta è anche la nostra, e la catarsi del liberarsi di
interi gruppi di nemici come un Jedi è decuplicata. Da lì in avanti, Jedi
Outcast non smette mai di essere impegnativo, ma la frenesia del primo quarto è
rimpiazzata da un senso di onnipotenza, di superiorità su avversari non più in
grado di essere davvero una minaccia davanti a un Jedi capace di disarmarli,
spingerli giù da un dirupo, fulminarli o addirittura costringerli ad attaccarsi
fra loro con un semplice gesto della mano.[1]
Se poi si attiva la piccola cheat che permette lo smembramento dei corpi,
diventa davvero il videogioco definitivo, la ragione ultima per la
quale è nato il medium, il grande scopo divino in vista del quale il Signore
ispirò Nolan Bushnell.[2]
*nerdgasm intensifies*
Quantomeno
finché non arrivano i Reborn, altri nemici dotati di spada laser, e allora il
titolo entra davvero nel vivo. Il combattimento fra Jedi è semplicemente
impressionante, per la varietà di approcci tattici che permette nonostante la
sua semplicità quasi banale, e per la soddisfazione che riesce a dare ogni
volta; ogni volta che si vince un blocco fra lame, che si abbatte il nemico
dopo averlo atterrato con la Forza, che si mette a segno un preciso
contrattacco, che si decapitano due nemici con un singolo fendente, o che si
viene decapitati malamente perché si ha attaccato nel momento sbagliato
lasciandosi totalmente scoperti. Ci credete che salvavo prima di ogni duello e
dopo averlo vinto ricaricavo per giocarlo ancora? Giuro! E vi assicuro, non
sono l'unico. Dai primi duelli con un singolo avversario, in un crescendo
continuo fino a una battaglia aperta fra Jedi e Sith (OK non sono proprio Sith,
ma capitemi) e alle boss fight con Desann[3]
e la sua apprendista, è qui il vero cuore pulsante del titolo, il motivo per
cui ogni volta che esce un The Force
Unleashed o un Battlefront dentro
tutti noi c'è ancora quella vocina che dice "sì, ok, tutto molto interessante,
ma non è figo come Jedi Outcast".
Jedi Outcast, dove puoi lanciarti in mezzo a un gruppo di stormtrooper e farne
spezzatino; oppure puoi usare Force Speed, saltare ad altezze inumane e
fargli piovere addosso granate e blaster; oppure, puoi comportarti come
un vero Jedi: deviare i loro blaster e correre in mezzo a loro,
intoccato, e disarmarli uno alla volta con il Force Pull, e quando sono
tutti lì a correre per la stanza con le mani alzate puoi spegnere la
spada laser e immaginarti un monologo da Che Guevara della Galassia Lontana Lontana.
«Sapete perché vi ho
risparmiati? Perché non siete voi i nostri nemici. Perché a differenza
dei vostri padroni, io mi rendo conto che voi siete solo dei poveri
proletari arruolati a forza o convinti con l'inganno a entrare
nell'esercito di uno Stato ormai in rovina, spezzato, tenuto in piedi
solo per l'interesse di pochi nobili, ricchi borghesi, gerarchi militari
e praticanti di una religione del male, nati nel privilegio e
spaventati dall'idea di perdere il potere. Ma voi, compagni, voi non
avete nulla da perdere dalla fine dell'Impero, se non le vostre catene!
Non lasciatevi comandare da bruti, uomini che vi disprezzano e vi
sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa
pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come
bestie! L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero,
l'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. Non vi
consegnate a questa gente senza un'anima, uomini macchina, con macchine
al posto del cervello e del cuore! Voi non siete macchine, voi non siete
bestie: siete uomini! Vi sto dando la possibilità di redimervi dalle
atrocità commesse dal vostro governo, di unirvi alla Nuova Repubblica,
dove potrete vivere in pace, democrazia ed uguaglianza, senza essere
irregimentati e ridotti a macchine del terrore per sostenere il potere
di qualcun altro! Proletari di tutto l'Impero Rimanente, unitevi!»
E poi arrivano due Dark Jedi e li decapiti tutti e due con un colpo solo. BAM.
Incidentalmente,
Kyle Katarn non ascolta la volontà della Forza: è la Forza che ascolta la
volontà di Kyle Katarn.
[1]Ché
peraltro: c'è da ammettere che con tutti quei poteri da bindare o da scorrere singolarmente, senza un mouse da gaming il tutto mi
sarebbe risultato molto macchinoso e poco fluido. Come diavolo facevamo
all'epoca? Davvero abbandonavamo la posizione WASD per estenderci
innaturalmente fino a F8 ogni volta che volevamo fulminare uno stormtrooper?
Sono troppo viziato, ormai, non riesco a ricordare i tempi bui prima di
possedere un mouse con 12x2 tasti programmabili.
[2] Seriamente. Create un file autoexec, mettetelo
nella cartella GameData/base del gioco, e scriveteci: helpusobi 1 g_saberrealisticcombat 3 g_dismemberment 9 g_dismemberprobabilities 100
Non serve altro nella vita.
[3] Una boss fight osticissima, che richiede
di pensare fuori dagli schemi di tutti i duelli avuti finora e che ha un paio
di trucchetti nascosti nel livello per vincere in astuzia.
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