Argomenti

30 giu 2016

[Recensione] AnoHana

 ( あの日見た花の名前を僕はまだ知らない )
Genere: tristezza a palate, anime moderno col titolo lunghissimo, tragicommedia, slice of life, romantico, coming-of-age

Di AnoHana (Ano hi mita hana no namae o bokutachi wa mada shiranai, ovvero "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno", e no, non viene mai spiegato cosa diavolo significhi 'sto titolo) molto ho sentito dire sia nel bene che nel male, abbastanza da rendere ovvio che prima o poi l'avrei guardato. Se ne parla come di una serie melodrammatica e intrisa di tristezza, malinconia, e nostalgia, che (come il mio nickname suggerisce) è "just my cup of tea"! E se indubbiamente risponde alle aspettative da questo punto di vista, ed è ottimo nell'esecuzione, è altrettanto vero che non brilla per originalità e realismo, e che spesso sfocia nel melodrammatico melenso.

L'anime si apre con il protagonista, Jinta, un ragazzo che ormai da mesi non va più a scuola, che si sveglia e inizia a cucinare, mentre Menma, una ragazza che è praticamente l'incarnazione del concetto di moe, lo assilla con capricci adorabili. I due chiaramente si conoscono, ma non ci vuole tanto a scoprire (e ancora meno a intuire con la chiarezza del sole) che questa ragazza è in realtà morta: la vera Menma è morta dieci anni prima, quando lei e Jinta facevano parte di un'allegra brigata di compagni di giochi che, da allora, si è persa di vista e sfaldata. Menma è tornata a chiedere a Jinta di esaudire un suo desiderio, il desiderio che lei gli aveva espresso il giorno prima di morire, ma nessuno di loro due si ricorda cosa fosse.

Prevedibilmente, inizia subito il sub-plot di voler riunire il gruppo d'amici, la maggior parte dei quali è apparentemente diventata una massa di stronzi insopportabili. I personaggi non sono propriamente originali, anzi tutt'altro, ma i dialoghi fra loro funzionano bene, e sia il doppiaggio che la colonna sonora riescono a trasmettere una forte (e persin piacevole) sensazione di malinconia: la nostalgia dei vecchi tempi, la malinconia del "guarda quanto siamo cambiati senza cambiare affatto", il rimpianto di come tutto il bello che hanno vissuto nell'infanzia si sia spento in un'improvvisa tragedia. Ci sono anche un paio di misteri di sottofondo legati ai personaggi, al passato come al presente; ci sono molti momenti dolci e persino divertenti, ma sempre coperti di questo pesante velo di tristezza, mentre il gruppo di amici che si ritrova dopo tanto tempo è schiacciato da rimpianti, traumi, astii incomprensibili, ed è ironicamente il fantasma di una ragazza morta così piccola a rappresentare l'unica ventata di allegria e di spinta verso la maturità in questo gruppo di ragazzi che, in un modo o nell'altro, si trascinano in una parvenza di vita pur essendo in realtà bloccati ancora in quell'estate. Ecco, questo aspetto però è a mio avviso un pochino eccessivo
è tutto un po' troppo incentrato sul lutto per Menma; mi spiego: sono passati dieci anni, possibile che tutti, adulti e ragazzi, abbiano ancora ogni singolo aspetto della loro personalità legato in qualche modo a Menma, questa specie di Mary Sue al cubo, e al lutto che hanno provato alla sua morte? Però mi piace come siano abbastanza sfaccettate le personalità dei protagonisti, anche nelle loro incoerenze e incertezze. 

Il character design è semplice, ma sorprendentemente d'impatto, e perfettamente in grado di trasmettere la personalità dei personaggi con pochi tratti ed espressioni caratteristici.

Apprezzabilmente viene mantenuto per un po' il balletto sul dubbio se il fantasma di Menma sia reale o un parto dell'immaginazione di Jinta (il cui lutto e senso di colpa hanno dato forma al suo desiderio di tornare al passato, ipotesi su cui io avevo puntato), e sul dubbio se gli amici credano o meno all'esistenza di questa presenza; il che è interessante, perché nonostante degli elementi che non potevano essere se non effetti di Menma sulla realtà, è carino che resti un seme di dubbio; Meno apprezzabilmente, molti degli sviluppi risultano abbastanza prevedibili, e la parte centrale (diciamo gli episodi dal 6 al 10) riesce a perdersi in subplot e addirittura interi episodi che sanno di brodo annacquato, in cui nessun elemento viene davvero fatto proseguire e si rimane ad aspettare disperatamente che succeda qualcosa di significativo. Si riprende però negli ultimi episodi, che pur essendo in molti punti decisamente eccessivi nel cercare il melodramma dolceamaro a tutti i costi... sono anche molto pesanti e commuoventi, inutile negarlo.

Fra i doppiatori spiccano Kayano Ai (Meiko), Irino Miyu (Jinta) e Sakurai Takahiro (Yukiatsu), che avrà qualcosa di molto difficile da spiegare a un certo punto. Perché ti devo sentire ovunque, Takahiro Sakurai? Non ce l'hai una vita, Takahiro Sakurai? Ti sei messo d'accordo con Nolan North per seguirmi ovunque, Takahiro Sakurai?

Ecco, non posso non notare come il termine migliore per descrivere molti aspetti di questo anime sia proprio "eccessivo": è eccessivo che dopo dieci anni il lutto per un'amica persa a cinque anni sia così forte, è eccessivo che dopo dieci anni siano ancora vivi fino a quel punto sensi di colpa e amori non corrisposti, è eccessivo che tutti i problemi di tutti i personaggi in qualche modo tornino su Menma, sono eccessive le ragioni per cui alcuni di loro si sentano in colpa per la sua morte , è eccessiva la perfetta incarnazione di purezza, santità e moe che è Menma (accettabile forse se pensiamo che ha ancora la testa di quando aveva cinque anni?), sono eccessivi alcuni twist fin troppo prevedibili, sono eccessive alcune scene e alcuni dialoghi che sembrano cercare di far piangere a tutti i costi. Eppure, dall'altro lato, cazzarola se colpisce duro: colpisce duro il doppiaggio (sia giapponese che italiano), colpisce duro la colonna sonora (efficace, toccante, piacevolissima), colpisce duro l'intreccio e lo sviluppo dei rapporti fra i ragazzi, colpisce duro la dolce innocenza di Menma, colpisce duro il senso di colpa dell'insieme di ragioni egoistiche per cui si vuole o non si vuole che Menma passi oltre, colpisce duro la catena di amori non corrisposti, colpisce duro la nostalgia per un periodo felice venuto meno in modo tragico, colpisce duro il "what could have been", colpiscono duro quelle scene e quei dialoghi che lasciano che la tristezza si sviluppi naturalmente dalla situazione senza venirti a tagliare le cipolle sotto il naso. Indubbiamente mi ha commosso, indubbiamente mi è piaciuto, ma mi lascia un po' di retrogusto amaro che non so se interpretare come "poteva essere meglio" o come "mi sembra di non averlo capito abbastanza". Però apprezzo come tocchi un tema che ho visto raramente, cioè l'affrontare il lutto e gli amori non corrisposti come elemento del processo di crescita, ovvero come un lutto possa influire sulla crescita delle persone "bloccandone" i conflitti e come affrontarlo possa avere a che fare più col presente e il sé che col passato e la persona morta. 

In Italia si trova nell'adattamento della solita eccellente Dynit, in DVD oppure in streaming gratuito (e legale!) su VVVID.

2 commenti:

  1. Ecco perchè mi hai chiesto di quest'anime tempo fa. :D
    Dovrò guardarlo, prima o poi. È un anime originale? Cioè, non è tratto da una novel o da un manga, vero?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, esatto! Anzi, ha avuto l'adattamento manga e light novel DOPO l'anime.

      Elimina