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16 mag 2018

[Recensione] A New Beginning


Ancora non sono molti i videogiochi che si avventurano nel parlare apertamente di temi sociopolitici d'attualità. Possono talvolta comparire come tematiche secondarie o come metafore, come il razzismo in Valkyria Chronicles, ma a parte Metal Gear Solid 2 non mi vengono in mente titoli in cui un certo tema d'attualità prenda un ruolo centrale nella trama o anche solo in parte di essa, come invece accade relativamente spesso in letteratura, cinema e teatro. A New Beginning, adventure game punta-e-clicca pubblicato nel 2011 dai piccoli Daedalic Entertainment e disponibile su Steam e GOG, tenta di fare esattamente questo con lo spinoso (quantomeno negli Stati Uniti, nel resto del mondo civilizzato abbiamo tutti quanti accettato l'importanza della questione) tema del cambiamento climatico.

Bent Svensson è un disilluso bioingeniere norvegese, pensionatosi a seguito di un brutto esaurimento nervoso, che ha dedicato tutta la vita alla ricerca di una nuova fonte di energia basata sulla fermentazione dei cianobatteri (qui chiamati alghe verdi-azzurre). Un giorno, riceve la visita di una ragazza, Fay, che si dichiara una viaggiatrice del tempo venuta dall'anno 2500 con una missione cruciale: impedire la catastrofe che ha causato un cambiamento climatico che ha reso la Terra del suo tempo quasi inabitabile, e nella quale gli ultimi superstiti della razza umana stanno per essere spazzati via da una tempesta solare che l'atmosfera non è più in grado di assorbire. L'unica speranza di salvezza è l'alga di Svensson.


Le cutscene si presentano come pagine di una graphic novel.
Screenshot da GOG.com

Se la trama vi sembra molto semplice e anzi un po' banale, è perchè lo è. Similmente, se semplificare la causa del cambiamento climatico ad un singolo evento catastrofico (invece che a un processo lungo, progressivo e globale), così come la sua soluzione a una singola invenzione salvifica (invece che a una catena collettiva e mondiale di sforzi e cambiamenti), vi sembra rendere il messaggio più infantile e meno credibile, è perché è così. Tuttavia, a difesa del gioco, i numerosi colpi di scena che si susseguono verso il finale mitigano notevolmente entrambi questi aspetti, e anzi permettono di portare a casa un messaggio certo non rivoluzionario, ma comunque relativamente effiacace.

Il risultato è una storia a tratti ingenua, ma sincera, e resa avvincente da protagonisti multisfaccettati a cui è facile affezionarsi, alcune scene d'impatto e alla narrazione asincrona degli eventi. Aggiungono alla resa emotiva anche una buona soundtrack (anch'essa acquistabile su Steam) e una sana dose di umorismo da adventure game. D'altro canto, la qualità abissale del doppiaggio inglese (soprattutto Fay! Ho scoperto troppo tardi che la lingua originale del doppiaggio è il tedesco, avrei dovuto giocarlo in lingua), di alcuni personaggi secondari (in primis i villain) e dei dialoghi certo non aiuta il gioco ad essere preso sul serio, e da lì a passare per preachy il passo è breve, quando certe battute e certe scenette sembrano messe su solo per far la predica.

Fra i puzzle figurano alcuni "mini-giochi" separati.
Ludicamente, è esattamente quello che ci si aspetterebbe dal genere: esplorazione, dialoghi, tanto trial-and-error, enigmi di qualità variabile (alcuni difficili ma sensati, altri abbastanza lineari, altri decisamente irragionevoli). Un adorabile "passo indietro" a quando il 2D e dei disegni ben fatti (gli sfondi sono splendidi!) valevano e funzionavano di più di un 3D mal fatto. Mi sento di notare e lodare la scelta di permettere al giocatore di evidenziare i "punti di interesse", ovvero gli elementi dell'ambiente con cui è possibile interagire: permette di eliminare quel fastidiosissimo pixel hunting che nei classici faceva perdere un sacco di tempo (la scena del treno in Broken Sword, ve la ricordate?), ma lascia che sia il giocatore a scegliere se avere o meno questo aiuto. Una tendenza fortunatamente abbastanza diffusa negli adventure game del XXI secolo.

In definitiva è un videogioco che posso definire senza dubbio coinvolgente, interessante e maturo nelle idee, ma a tratti ingenuo nell'esecuzione. Sia a livello narrativo quanto, ahimé, a livello tecnico, visti i tempi di caricamento atroci e gli occasionali bug (uno dei quali, in particolare, verso la fine, mi ha reso un enigma irrisolvibile costringendomi a ricaricare un salvataggio precedente; come in tutti gli adventure game in cui si può morire, salvate spesso, e su più slot diversi, ragazzi). Ma comunque meritevole di una giocata se la vostra fame di punta-e-clicca ogni tanto chiede qualcosa di più della solita rigiocata a Monkey Island 2 o a Syberia e anzi vorrebbe una storia un po' più "impegnata".

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