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22 mar 2017

[Recensione] The Walking Dead - Season 1


Il titolo più noto e meglio accolto della TellTale Games si basa, com'è ovvio dal titolo, sulla serie a fumetti e televisiva The Walking Dead, da cui però prende in prestito solo il setting e alcuni camei di poco rilievo per mettere invece in scena una storia completamente originale. Ludicamente, è incentrato sullo spingere il giocatore a prendere rapidamente delle decisioni difficili in condizioni disperate. 

Lee Everett è un condannato per omicidio che, durante il trasporto in prigione, si ritrova coinvolto nell'esplosione dell'eponima apocalisse zombie. Rifugiandosi in una casa, incontra una bambina, Clementine, rimasta sola, e decide di aiutarla e proteggerla. Intorno a loro si radunerà progressivamente un gruppo di sopravvissuti che si troverà costretto a lottare assieme, fra divergenze e litigi e reciproci sospetti, per cercare di restare vivi in una situazione senza apparente via d'uscita.

Già da questo incipit potrete forse notare una somiglianza con un titolo di poco più recente, The Last of Us: un adulto dal passato dubbio che si ritrova a proteggere una ragazzina molto più giovane di lui in un mondo sconvolto dall'apocalisse zombie. Una somiglianza superficiale, ovviamente, ma tenerla a mente mi ha fatto notare come le storie dei due giochi avessero in comune molte situazioni, e questo confronto (probabilmente pretestuoso, ma comunque istruttivo) è stato tale da farmi dire che, dal punto di vista narrativo, questa prima stagione di The Walking Dead è un The Last of Us fatto meglio.


La qualità narrativa è davvero altissima su tutti i fronti: storia, personaggi, regia, doppiaggio, e dialoghi di un'umanità e un realismo sorprendenti, anche nelle loro illogicità e idiosincrasie. I cinque episodi riescono a portare a casa una crescente intensità emotiva, man mano che aumenta l'attaccamento (o l'odio!) nei confronti di questo o quel personaggio, nei confronti dei loro conflitti e delle loro relazioni. Alcune scene, in particolare, prendono nelle viscere come non molti giochi sanno fare, tant'è che l'ultimo episodio può vantarsi di essere il primo gioco ad avermi letteralmente fatto piangere davanti allo schermo dai tempi ormai lontani di Metal Gear Solid 4.

I TTG, infatti, al contrario dei Naughty Dog, non presentano una situazione tragica o scioccante per poi sfumare sul nero e passare oltre: mostrano con crudi dettagli l'evidenza del dramma, fanno osservare e interagire con le reazioni dei sopravvissuti (la rabbia, la disperazione), ti ci sbattono la faccia dentro e ti ci fanno rosolare fino a farti chiedere pietà. Trasmettono efficacemente i temi dell'innocenza fanciullesca costretta a finire anzitempo per far spazio alla durezza necessaria a sopravvivere, delle azioni orribili che l'uomo è disposto o costretto a compiere per sopravvivere, della difficoltà di restare umani e razionali in un contesto disperato in cui la società e le sue regole sono crollate; il tutto, però, con protagonisti molto più facilmente identificabili rispetto a un Joel che, per quanto umano, veniva presentato fin dall'inizio come un tough guy già privo di qualsivoglia bussola morale. Sarà solo la mia opinione, ma credo che il concetto di quanto il mondo sia andato a puttane sia espresso meglio da un gruppo di persone normali che discutono se rubare delle provviste altrui per nutrire i propri figli, o che litigano se lasciare o meno al proprio destino un membro che si è dimostrato poco affidabile, piuttosto che da un contrabbandiere muscoloso che senza scomporsi spezza un braccio a una persona ferita, atterrata e inerme: nel primo caso ti senti coinvolto umanamente, metti in discussione le tue convinzioni morali, cerchi di immaginare cosa faresti in quella situazione; nel secondo caso registri che il protagonista è un figlio di puttana e passi oltre.


Il gameplay, come ci si può immaginare, è alquanto scarno, persino per un adventure game punta-e-clicca. Ci sono alcune sparute sezioni di shooting o di stealth, una vagonata di quick time event, e ovviamente alcuni (semplicissimi) enigmi da risolvere, ma il grosso dell'interazione è incentrata sulle opzioni di dialogo e sulle scelte "morali". Le prime sono costanti attraverso tutta la storia, cose quali scegliere da che parte stare durante un litigio, essere più o meno ostili nei confronti di una persona, usare termini più o meno diplomatici, decidere in che modo compiere una determinata azione, ecc.; nella maggior parte dei casi, il risultato si limita a influire sull'opinione che gli altri personaggi hanno del protagonista, ma questo a sua volta influenza il loro comportamento, per cui una o due azioni particolarmente ostili nell'episodio 2 possono farsi sentire nell'episodio 5. Per quanto riguarda le seconde, invece, si tratta di scelte decisamente più difficili, che coinvolgono ragionamenti pratici quanto etici. Ad esempio: ci sono due persone in difficoltà; salvo quella in minore difficoltà, ma che una volta liberata può armarsi e sparare bene, o quella in maggiore difficoltà, ma che non dà garanzie di essere utile dopo? C'è da partire per un'azione pericolosa: mi porto dietro la bambina, per proteggerla e per sfruttare le sue capacità mettendola però certamente in pericolo, o la lascio indietro da sola, col rischio di aver bisogno di lei o, ancora peggio, che si presenti qualche minaccia imprevista mentre non c'è nessuno a difenderla? Non c'è abbastanza cibo per tutti: a chi do le poche razioni che abbiamo, ai bambini che sono più deboli, agli adulti che devono proteggerli, a chi mi sta più simpatico, a chi mi sta più sul cazzo per ricucire i rapporti, a me stesso...? 

Alcune di queste decisioni influiscono ovviamente anche sugli eventi, sulla vita e la morte dei personaggi, oltre che sul loro rapporto col protagonista, ma trattandosi di una prima stagione (e presumo anche di un primo esperimento con questo tipo di gameplay) qualunque scelta si faccia non fa divergere significativamente la trama dal proprio binario: magari in alcune scene ci sarà Tizio invece di Caio, magari Tizia invece di dirti che sei l'unico di cui si fida ti darà dello stronzo, magari invece di aiutare X a fare una cosa ti limiterai a protestare vivamente mentre X la fa per conto suo, ma la maggior parte della storia si svolgerà più o meno nello stesso modo. Questo però si scopre con più giocate, e non toglie nulla al potentissimo impatto emotivo che quelle scelte e le loro conseguenze hanno quando ci si trova per la prima volta nella tensione del momento.

In definitiva, il successo di questa prima stagione di The Walking Dead è meritatissimo: i TTG ci danno un titolo semplicemente eccellente dal punto di vista narrativo, e efficacemente originale (per quanto scarno e lineare) dal punto di vista ludico. Consigliatissimo a tutti, compresi coloro che, come il sottoscritto, non conoscono né amano la serie a cui si ispira, e soprattutto a chi ha apprezzato i temi di The Last of Us, che potrebbe trovare in questo gioco un'esperienza narrativa dello stesso tipo ma ancora più valida, pur senza gli standard AAA. Sono molto curioso di giocare le prossime stagioni, sperando che le scelte del giocatore influiscano di più sull'andamento della trama.

1 commento:

  1. Sono contento che sei finalmente arrivato a giocare a questo gioco. :)
    Curiosissimo di sapere la tua opinione della seconda stagione, che a me è piaciuta decisamente meno.

    Secondo me però il miglior titolo di Telltale Games è Tales from the Borderlands. Non serve neanche conoscere la serie per giocarlo (anche perché a me non piace per niente, il che non fa che sottolineare la qualità di questo spin-off).

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