Il
titolo più noto e meglio accolto della TellTale Games si basa, com'è ovvio dal titolo,
sulla serie a fumetti e televisiva The
Walking Dead, da cui però prende in prestito solo il setting e alcuni camei
di poco rilievo per mettere invece in scena una storia completamente originale.
Ludicamente, è incentrato sullo spingere il giocatore a prendere rapidamente
delle decisioni difficili in condizioni disperate.
Lee
Everett è un condannato per omicidio che, durante il trasporto in
prigione, si ritrova coinvolto nell'esplosione dell'eponima apocalisse zombie. Rifugiandosi in una casa, incontra una bambina, Clementine,
rimasta sola, e decide di aiutarla e proteggerla. Intorno a loro si radunerà
progressivamente un gruppo di sopravvissuti che si troverà costretto a lottare
assieme, fra divergenze e litigi e reciproci sospetti, per cercare di restare
vivi in una situazione senza apparente via d'uscita.
Già
da questo incipit potrete forse notare una somiglianza con un titolo di poco
più recente, The Last of Us: un
adulto dal passato dubbio che si ritrova a proteggere una ragazzina molto più
giovane di lui in un mondo sconvolto dall'apocalisse zombie. Una somiglianza
superficiale, ovviamente, ma tenerla a mente mi ha fatto notare come le storie
dei due giochi avessero in comune molte situazioni, e questo confronto (probabilmente pretestuoso, ma comunque istruttivo) è stato tale da farmi dire che, dal punto
di vista narrativo, questa prima stagione di The Walking Dead è un The
Last of Us fatto meglio.
La
qualità narrativa è davvero altissima su tutti i fronti: storia, personaggi, regia, doppiaggio, e
dialoghi di un'umanità e un realismo sorprendenti, anche nelle loro illogicità e
idiosincrasie. I cinque episodi riescono a portare a
casa una crescente intensità emotiva, man mano che aumenta l'attaccamento (o l'odio!)
nei confronti di questo o quel personaggio, nei confronti dei loro conflitti e
delle loro relazioni. Alcune scene, in particolare, prendono nelle viscere come
non molti giochi sanno fare, tant'è che l'ultimo episodio può vantarsi di
essere il primo gioco ad avermi letteralmente fatto piangere davanti allo
schermo dai tempi ormai lontani di Metal
Gear Solid 4.
I
TTG, infatti, al contrario dei Naughty Dog, non presentano una situazione
tragica o scioccante per poi sfumare sul nero e passare oltre: mostrano con
crudi dettagli l'evidenza del dramma, fanno osservare e interagire con le
reazioni dei sopravvissuti (la rabbia, la disperazione), ti ci sbattono la
faccia dentro e ti ci fanno rosolare fino a farti chiedere pietà. Trasmettono
efficacemente i temi dell'innocenza fanciullesca costretta a finire anzitempo
per far spazio alla durezza necessaria a sopravvivere, delle azioni orribili che
l'uomo è disposto o costretto a compiere per sopravvivere, della difficoltà di
restare umani e razionali in un contesto disperato in cui la società e le sue
regole sono crollate; il tutto, però, con protagonisti molto più facilmente identificabili
rispetto a un Joel che, per quanto umano, veniva presentato fin dall'inizio
come un tough guy già privo di qualsivoglia bussola morale. Sarà solo la mia
opinione, ma credo che il concetto di quanto il mondo sia andato a puttane sia
espresso meglio da un gruppo di persone normali che discutono se rubare delle
provviste altrui per nutrire i propri figli, o che litigano se lasciare o meno al proprio destino un membro che si è dimostrato
poco affidabile, piuttosto che da un contrabbandiere muscoloso che senza scomporsi
spezza un braccio a una persona ferita, atterrata e inerme: nel primo caso ti
senti coinvolto umanamente, metti in discussione le tue convinzioni morali, cerchi
di immaginare cosa faresti in quella situazione; nel secondo caso registri che
il protagonista è un figlio di puttana e passi oltre.
Il
gameplay, come ci si può immaginare, è alquanto scarno, persino per un adventure
game punta-e-clicca. Ci sono alcune sparute sezioni di shooting o di stealth, una vagonata di quick time event, e
ovviamente alcuni (semplicissimi) enigmi da risolvere, ma il grosso dell'interazione è
incentrata sulle opzioni di dialogo e sulle scelte "morali". Le prime
sono costanti attraverso tutta la storia, cose quali scegliere
da che parte stare durante un litigio, essere più o meno ostili nei confronti
di una persona, usare termini più o meno diplomatici, decidere in che modo
compiere una determinata azione, ecc.; nella maggior parte dei casi, il
risultato si limita a influire sull'opinione che gli altri personaggi hanno del
protagonista, ma questo a sua volta influenza il loro comportamento, per cui una o due azioni particolarmente ostili nell'episodio 2 possono
farsi sentire nell'episodio 5. Per quanto riguarda le seconde, invece, si
tratta di scelte decisamente più difficili, che coinvolgono ragionamenti
pratici quanto etici. Ad esempio: ci sono due persone in difficoltà; salvo
quella in minore difficoltà, ma che una volta liberata può armarsi e sparare
bene, o quella in maggiore difficoltà, ma che non dà garanzie di essere utile
dopo? C'è da partire per un'azione pericolosa: mi porto dietro la bambina, per
proteggerla e per sfruttare le sue capacità mettendola però certamente in
pericolo, o la lascio indietro da sola, col rischio di aver bisogno di lei o,
ancora peggio, che si presenti qualche minaccia imprevista mentre non c'è
nessuno a difenderla? Non c'è abbastanza cibo per tutti: a chi do le poche
razioni che abbiamo, ai bambini che sono più deboli, agli adulti che devono
proteggerli, a chi mi sta più simpatico, a chi mi sta più sul cazzo per
ricucire i rapporti, a me stesso...?
Alcune di queste decisioni influiscono
ovviamente anche sugli eventi, sulla vita e la morte dei personaggi, oltre che
sul loro rapporto col protagonista, ma trattandosi di una prima stagione (e
presumo anche di un primo esperimento con questo tipo di gameplay) qualunque
scelta si faccia non fa divergere significativamente la trama dal proprio
binario: magari in alcune scene ci sarà Tizio invece di Caio, magari Tizia
invece di dirti che sei l'unico di cui si fida ti darà dello stronzo, magari
invece di aiutare X a fare una cosa ti limiterai a protestare vivamente mentre X la fa per conto suo, ma la maggior parte della storia si svolgerà più o meno
nello stesso modo. Questo però si scopre con più giocate, e non toglie nulla al potentissimo impatto emotivo
che quelle scelte e le loro conseguenze hanno quando ci si trova per la prima volta nella tensione del momento.
In
definitiva, il successo di questa prima stagione di The Walking Dead è meritatissimo: i TTG ci danno un titolo
semplicemente eccellente dal punto di vista narrativo, e efficacemente
originale (per quanto scarno e lineare) dal punto di vista ludico.
Consigliatissimo a tutti, compresi coloro che, come il sottoscritto, non conoscono né
amano la serie a cui si ispira, e soprattutto a chi ha apprezzato i temi di The Last of Us, che potrebbe trovare in
questo gioco un'esperienza narrativa dello stesso tipo ma ancora più valida, pur
senza gli standard AAA. Sono molto curioso di giocare le prossime stagioni,
sperando che le scelte del giocatore influiscano di più sull'andamento della
trama.
Sono contento che sei finalmente arrivato a giocare a questo gioco. :)
RispondiEliminaCuriosissimo di sapere la tua opinione della seconda stagione, che a me è piaciuta decisamente meno.
Secondo me però il miglior titolo di Telltale Games è Tales from the Borderlands. Non serve neanche conoscere la serie per giocarlo (anche perché a me non piace per niente, il che non fa che sottolineare la qualità di questo spin-off).