Qualche tempo fa, mi è capitato di leggere su Spaziogames.it questo interessante articolo scritto da Stefania Sperandio, che, oltre a essere anche un'ottima scrittrice, è una professionista di livello nel campo del giornalismo videoludico italiano che sono lieto di definire una mia conoscenza di lunga data, e al cui lavoro sulla community di MetalGearWeb devo una parte importante della mia vita e delle mie amicizie. Un articolo, dicevo, riguardo l'episodicità in stile serie TV nei videogiochi, che secondo Hideo Kojima è la direzione in cui si muoverà il medium. Mi piacerebbe dire la mia su quest'argomento, buttando alcune riflessioni scaturite dalla lettura dell'articolo in questo blog che, giustappunto, nasce come un taccuino di un tizio qualunque senza alcuna pretesa di serietà.
Da un lato, capisco bene le motivazioni di budget, così come capisco il discorso dell'apportare correzioni in medias res: si può obiettare dicendo che, idealmente, un'opera artistica dovrebbe trasmettere l'intenzione inalterata del suo autore, ovvero esprimere con meno interferenze esterne possibile una determinata visione artistica individuale, ma è indubbio che un po' di feedback in corsa possa aiutare a limare gli elementi di incertezza, o a far notare errori, o a dare più spazio di sperimentazione con meno rischi; forse se George Lucas non fosse stato circondato di yes men La minaccia fantasma e L'Attacco dei cloni non sarebbero usciti così, e al contrario senza reazioni dei fan Kishimoto avrebbe forse ucciso davvero Hinata (you heartless monster). Credo si possa sperare nell'integrità degli autori affinché non cedano sugli aspetti che considerano centrali.
Altro argomento più che condivisibile è il principio per il quale un'opera suddivisa in puntate brevi possa essere più approcciabile da un pubblico che sempre meno si può permettere di dedicare due-tre ore di fila a un'hobby: diamine, io ormai scelgo il prossimo gioco dal mio backlog solo dopo essere passato su howlongtobeat.com per farmi un'idea della sua durata, e mi rifiuto di iniziare fumetti o serie che vanno avanti all'infinito (come molti shōnen manga, o l'interezza del genere supereroistico occidentale). Nel mio articolo sulla difficoltà nei videogiochi ho attaccato alcuni modi di creare difficoltà proprio con l'argomento "la gente non ha più tempo da perdere con le stronzate". E in quest'ottica, un The Walking Dead può offrire piccole esperienze che possono dare un senso di conclusione nel giro di una-due ore, senza per questo perdere impatto nella narrativa orizzontale.
Dall'altro lato, però, non sono sicuro che la narrativa seriale possa essere sempre adatta ad ogni videogioco, perché obbliga la storia a seguire un certo standard (ovvero, ogni episodio deve sia essere autoconclusivo che portare avanti la trama orizzontale) che può esporla a uno di due rischi: il rischio di indebolire la trama orizzontale per l'esigenza di "diluirla" in storie autoconclusive, oppure quello di creare trame verticali deboli che servono solo in funzione della trama orizzontale. Il che è accettabile, ininfluente, o addirittura vantaggioso per storie di un certo tipo (penso a Sam&Max, Life is Strange, o a un eventuale Assassin's Creed a episodi), ma è invece una serissima badilata sugli stinchi per storie di altro tipo, e penso appunto a un Metal Gear Solid, oppure a Uncharted, Broken Sword, System Shock, o a un'opera complessa come Spec Ops: The Line; storie cioè che hanno bisogno di un pacing che non venga "resettato" ogni due-tre ore, e di concentrarsi senza interruzioni su un unico filo di trama. Esistono titoli che non soffrirebbero da una divisione in stile TellTale Games (mi vengono in mente The Last of Us o Valkyria Chronicles), ma non si può dire lo stesso di tutte le storie di tutti i generi. A meno di non intendere la serialità in stile manga, ovvero come semplicemente una storia divisa in parti in cui l'aspetto della trama verticale è trascurabile o inesistente.
Inoltre, c'è da dire che i sandbox o gli RPG da centinaia di ore esistono ancora, continuano ad avere successo, e sembrano essere intenzionati a continuare ad esistere: The Witcher 3 è stato pluripremiato, Fallout 4 ha avuto un eco che nemmeno il colpo di stato in Turchia (non quello fallito, quello bianco avvenuto subito dopo), ogni volta che esce un GTA il mondo intero si bagna le mutande, e giochi letteralmente infiniti (come World of Warcraft, League of Legends, Minecraft) continuano ad avere una quantità spaventosa di utenti.
Infine aggiungo una mia tendenza, assolutamente personale: io ormai nemmeno inizio una serie finché non è conclusa. Credo che le ultime serie che ho visto mentre erano in corso siano state Black Rock Shooter e la terza stagione di My Little Pony: Friendship is Magic, e anche lì ho visto solo i primi tre-quattro episodi stando in pari prima di rompermi il belino e guardarmi il resto, col ritmo che volevo io, una volta finite. Non ho nemmeno visto il primo film de Lo Hobbit prima che fosse uscito il terzo, e non ho fatto lo stesso con Il risveglio della Forza solo perché sono abbastanza fanatico di Star Wars da scrivere articoli come questo. Non per principio, semplicemente per pigrizia: anche a parità di prezzo, preferisco comprare un cofanetto piuttosto che tre biglietti del cinema più tre DVD. Sono perfettamente conscio di essere un'eccezione, e sono anche conscio del fatto che se tutti facessero come me questi media sarebbero morti di stenti decenni fa, ma è per dire che non necessariamente il pubblico sarebbe ricettivo a una svolta di questo tipo.
Quindi penso che non solo i giochi non seriali, ma anche quelli "corposi e lunghi" continueranno ad avere il loro spazio. Certo, probabilmente si ridurrà, come si è ridotto negli ultimi anni, ma dubito che andrà a sparire; così come dubito che il gioco episodico, oggi relativamente raro, andrà a diventare addirittura prevalente.
Da un lato, capisco bene le motivazioni di budget, così come capisco il discorso dell'apportare correzioni in medias res: si può obiettare dicendo che, idealmente, un'opera artistica dovrebbe trasmettere l'intenzione inalterata del suo autore, ovvero esprimere con meno interferenze esterne possibile una determinata visione artistica individuale, ma è indubbio che un po' di feedback in corsa possa aiutare a limare gli elementi di incertezza, o a far notare errori, o a dare più spazio di sperimentazione con meno rischi; forse se George Lucas non fosse stato circondato di yes men La minaccia fantasma e L'Attacco dei cloni non sarebbero usciti così, e al contrario senza reazioni dei fan Kishimoto avrebbe forse ucciso davvero Hinata (you heartless monster). Credo si possa sperare nell'integrità degli autori affinché non cedano sugli aspetti che considerano centrali.
Altro argomento più che condivisibile è il principio per il quale un'opera suddivisa in puntate brevi possa essere più approcciabile da un pubblico che sempre meno si può permettere di dedicare due-tre ore di fila a un'hobby: diamine, io ormai scelgo il prossimo gioco dal mio backlog solo dopo essere passato su howlongtobeat.com per farmi un'idea della sua durata, e mi rifiuto di iniziare fumetti o serie che vanno avanti all'infinito (come molti shōnen manga, o l'interezza del genere supereroistico occidentale). Nel mio articolo sulla difficoltà nei videogiochi ho attaccato alcuni modi di creare difficoltà proprio con l'argomento "la gente non ha più tempo da perdere con le stronzate". E in quest'ottica, un The Walking Dead può offrire piccole esperienze che possono dare un senso di conclusione nel giro di una-due ore, senza per questo perdere impatto nella narrativa orizzontale.
Alan Wake è un titolo che a mio avviso ha adottato una narrativa simil-seriale in un modo tale da subirne tutti gli svantaggi senza sfruttarne nessun vantaggio. |
Inoltre, c'è da dire che i sandbox o gli RPG da centinaia di ore esistono ancora, continuano ad avere successo, e sembrano essere intenzionati a continuare ad esistere: The Witcher 3 è stato pluripremiato, Fallout 4 ha avuto un eco che nemmeno il colpo di stato in Turchia (non quello fallito, quello bianco avvenuto subito dopo), ogni volta che esce un GTA il mondo intero si bagna le mutande, e giochi letteralmente infiniti (come World of Warcraft, League of Legends, Minecraft) continuano ad avere una quantità spaventosa di utenti.
Infine aggiungo una mia tendenza, assolutamente personale: io ormai nemmeno inizio una serie finché non è conclusa. Credo che le ultime serie che ho visto mentre erano in corso siano state Black Rock Shooter e la terza stagione di My Little Pony: Friendship is Magic, e anche lì ho visto solo i primi tre-quattro episodi stando in pari prima di rompermi il belino e guardarmi il resto, col ritmo che volevo io, una volta finite. Non ho nemmeno visto il primo film de Lo Hobbit prima che fosse uscito il terzo, e non ho fatto lo stesso con Il risveglio della Forza solo perché sono abbastanza fanatico di Star Wars da scrivere articoli come questo. Non per principio, semplicemente per pigrizia: anche a parità di prezzo, preferisco comprare un cofanetto piuttosto che tre biglietti del cinema più tre DVD. Sono perfettamente conscio di essere un'eccezione, e sono anche conscio del fatto che se tutti facessero come me questi media sarebbero morti di stenti decenni fa, ma è per dire che non necessariamente il pubblico sarebbe ricettivo a una svolta di questo tipo.
Quindi penso che non solo i giochi non seriali, ma anche quelli "corposi e lunghi" continueranno ad avere il loro spazio. Certo, probabilmente si ridurrà, come si è ridotto negli ultimi anni, ma dubito che andrà a sparire; così come dubito che il gioco episodico, oggi relativamente raro, andrà a diventare addirittura prevalente.